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Parcheggi, società Gardaland fa ricorso al Consiglio di Stato

Le porte di accesso ai parcheggi di Gardaland
Le porte di accesso ai parcheggi di Gardaland
Le porte di accesso ai parcheggi di Gardaland
Le porte di accesso ai parcheggi di Gardaland

La partita sui parcheggi che Gardaland dovrebbe destinare ad uso pubblico è stata riaperta al Consiglio di Stato. A fine gennaio, la società «Gardaland srl» ha presentato infatti ricorso in appello, impugnando la sentenza con cui, a novembre, il Tar del Veneto aveva stabilito la legittimità dei provvedimenti presi nel 2015 dal Comune di Castelnuovo del Garda per ordinare al parco divertimenti «l’immediato rilascio» alla disponibilità pubblica di 113.709 metri quadrati su un totale di 157.956 attrezzati a parcheggio. Quelle aree, infatti, negli strumenti urbanistici comunali sono definite «parcheggi in parco» con «vincolo di uso pubblico», pur essendo di proprietà privata. Il Tar ha confermato la tesi portata avanti dal Comune dal 2007 quando, con l’ex assessore all’Urbanistica Fausto Scappini, fu avviata la ricognizione sui parcheggi del parco divertimenti, tutti ricadenti nel territorio castelnovese. L’uso pubblico potrebbe tradursi in due modi: libero accesso ai parcheggi in questione, oppure (più appetibile) riconoscimento da parte di Gardaland di una quota degli incassi ricavati dagli stalli, che farebbe lievitare le entrate del bilancio comunale. Nonostante il colosso del divertimento dimostri di voler giocare tutte le sue carte per non accettare la resa, il sindaco di Castelnuovo, Giovanni Peretti, è ancora fiducioso nella possibilità di arrivare a un accordo extragiudiziale. La vicina scadenza dell’attuale amministrazione e la campagna elettorale già iniziata potrebbero tuttavia non essere elementi a favore della mediazione. L’eventuale accordo varrebbe solo per il futuro: la quantificazione del risarcimento che riguarda gli anni passati, fino al limite della prescrizione, dovrebbe essere stabilita attraverso un ulteriore contenzioso davanti al giudice ordinario. Dalla pubblicazione della sentenza del Tar, a novembre, Peretti fa sapere di aver incontrato la controparte (l’amministratore delegato di Gardaland, Aldo Maria Vigevani e l’avvocato Barbara Bissoli) solo il 10 gennaio. «L’ipotesi era trovare un accordo, però ci avevano ventilato la possibilità di ricorrere in appello», spiega il sindaco, «ho chiesto di organizzare un nuovo incontro, ma finora non ho avuto riscontro». Con il nuovo ricorso, Gardaland ha presentato anche la richiesta di sospendere in via cautelare la sentenza di primo grado in attesa del pronunciamento di merito. Su questo punto il Consiglio di Stato risponderà già nelle prossime settimane: se la richiesta sarà accolta, il Comune dovrà attendere l’esito del processo amministrativo, in caso di rigetto potrà procedere con l’attuazione della sentenza e pretendere di vedersi riconosciuta una parte degli introiti dei parcheggi. In ballo ci sono molti soldi. Quanti hanno provato a calcolarlo, l’associazione socio-culturale e politica Castelnuovo Futura, di cui fa parte l’ex assessore Fausto Scappini, stimando che sull’area contesa ci siano circa 4.500 stalli e che il Comune riceva 2 euro al giorno per ognuno per 100 giorni all’anno «verrebbero incassati dall’ente pubblico circa 900mila euro all’anno», ha scritto il gruppo presieduto da Silvana Salardi. «Non vogliamo negare la positiva ricaduta economica che Gardaland ha sul nostro territorio», si legge nello stesso volantino diffuso per chiedere al Comune di attuare la sentenza del Tar, «tuttavia bisogna considerare che tutti i cittadini che eseguono un intervento urbanistico devono corrispondere agli standard e non vi è motivo per non applicare la medesima regola per Gardaland. Inoltre, la presenza di Gardaland ha un fortissimo impatto in termini di traffico veicolare, inquinamento e rumore in un’area dove si trovano anche un sito di importanza comunitaria e una zona di protezione speciale». •

Katia Ferraro

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