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Ordinanza del Tar sui percolati con Pfas Non vanno eliminati

Analisi di laboratorio sulla presenza di sostanze nocive
Analisi di laboratorio sulla presenza di sostanze nocive
Analisi di laboratorio sulla presenza di sostanze nocive
Analisi di laboratorio sulla presenza di sostanze nocive

L’eliminazione dei percolati, i liquidi che si producono nelle discariche, contenenti Pfas non è un obbligo. A stabilirlo, grazie anche a una mezza marcia indietro della Regione in merito a una delle misure che essa stessa aveva disposto nell’ambito del proprio piano di contrasto e prevenzione di inquinamenti da sostanze perfluoro-alchiliche, è un’ordinanza pubblicata giovedì dal Tar. Il 15 novembre una nota dell’area regionale Tutela e sviluppo del territorio aveva stabilito indirizzi operativi in merito al controllo del contenuto di Pfas nei percolati delle discariche. Disposizioni conseguenti alla verifica che, da uno studio compiuto da Arpav in tutta la Regione, nell’84 per cento delle discariche controllate, ovvero 47 su 56, i percolati contenevano sostanze perfluoro-alchiliche. Da una parte il provvedimento dettava ai gestori delle discariche e degli impianti di trattamento dei rifiuti l’obbligo di effettuare controlli relativi ai Pfas sia all’interno delle strutture, che nelle falde vicine e nei rifiuti in entrata - imposizioni che nessuno ha contestato – e dall’altra prevedeva che i percolati contenenti Pfas venissero eliminati. Smaltendoli «presso idonei impianti di trattamento termico», ovvero bruciandoli, o presso «impianti di trattamento chimico-fisico di rifiuti liquidi». Proprio questa seconda parte del provvedimento è stata impugnata da parte di alcune ditte che si occupano di rifiuti. In particolare, la Inerteco di Zevio, la Progeco Ambiente di San Martino Buon Albergo, la Rotamfer e la Rottami metalli Italia di Castelnuovo del Garda, la Ciger, che opera fra Vicenza e Verona, e il Consorzio impianti gestione rifiuti hanno incaricato gli avvocati veronesi Luigi e Matteo Biondaro di presentare un ricorso al tribunale amministrativo regionale volto all’annullamento della disposizione. Ricorso che i giudici amministrativi hanno accolto, in seguito anche a una memoria nella quale la Regione spiegava che, per la parte relativo all’abbattimento dei Pfas, l’atto era «privo di qualsiasi valenza provvedimentale». Insomma, gli stessi che lo avevano messo nero su bianco, hanno poi spiegato che la parte della nota riguardante l’eliminazione del percolato costituiva solo un modo per «richiamare l’attenzione degli operatori sulle problematiche inerenti al trattamento e alla destinazione dei reflui, sollecitandoli a contribuire delle tecniche, i processi ed i trattamenti idonei ad ottenere l’abbattimento dei Pfas». Tecniche, processi ed abbattimenti che, evidentemente, ancora non ci sono o, se ci sono, non paiono essere utilizzabili. • LU.FI.

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