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Presa la banda

Omicidio a Valgatara
Presi i responsabili
«Grazie all'Arma»

Il luogo dell'omicidio Castellani
Il luogo dell'omicidio Castellani
La conferenza stampa dei carabinieri (video Dienne)

Grazie ai carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale, hanno finalmente un volto i componenti della banda che nella notte del 28 settembre scorso, durante una rapina assaltarono l’abitazione di Luciano Castellani a Valgatara di Marano e lo massacrarono di botte fino a provocarne la morte.

Si tratta di quattro uomini e una donna:  Daniela Bulilete, classe 1979, residente a Padova; Eugen Negrescu, classe 1986, residente a Padova; Constantin Negrescu, classe 1976, domiciliato a Padova; Marian Florin Suteanu, classe 1976, residente in Romania; Florian Diaconu, detto “Giovanni”, classe 1967, residente in Romania.

 

La vittima, che aveva 72 anni, era il titolare della trattoria “Agnella”. Ad irrompere intorno alla mezzanotte nella sua abitazione, servendosi di una scala, è stato un gruppo di rumeni rintracciati a Padova e a Costanza, in Romania. Il blitz dei Carabinieri è scattato nel cuore della notte. Alle 3 i militari ed i colleghi rumeni si sono mossi simultaneamente  nelle due città ed hanno accerchiato le abitazioni degli indagati e fatto irruzione cogliendoli nel sonno. Tutti sono stati accompagnati nelle rispettive carceri, ad eccezione dell’unica donna, per la quale invece sono stati disposti gli arresti domiciliari. 

 

 

L’INDAGINE. La scena che si è presentata ai militari dell’Arma accorsi sul posto nell’immediatezza del fatto, allertati da qualche vicino che aveva udito strani rumori provenire dall’abitazione di Luciano Castellani, è quella di uomo in posizione supina sul letto, con le mani dietro la schiena e le fascette ai polsi; presenta sul volto e sul corpo i segni di un violento pestaggio. In casa ci sono ancora i segni del passaggio dei criminali, che però sono fuggiti senza riuscire a portare a termine il colpo; la cassaforte infatti non è stata trovata e forse è stato proprio questo a scatenare la loro furia omicida nei confronti del malcapitato. Giungono sul posto anche i militari della Sezione Investigazioni Scientifiche e da subito si capisce che l’indagine sarà molto complicata; gli autori del delitto, infatti, hanno lasciato ben poco al caso, hanno utilizzato guanti e non hanno lasciato impronte o tracce utili. A poca distanza dall’abitazione vengono ritrovati e sequestrati, nascosti in un anfratto, una scala e, poco distante, degli arnesi da scasso e da lavoro. Nel frattempo, mentre scaccia una imponente “caccia all’uomo”, con una serie di posti di blocco su tutta la rete viaria che potrebbe essere stata utilizzata per la fuga, gli investigatori iniziano a cercare indizi.

 

Vengono acquisite decine di filmati di videoriprese effettuate lungo gli itinerari di possibile interesse: telecamere comunali, autovelox e caselli autostradali, ma anche ville, condomini, esercizi commerciali ed istituti di credito, alla ricerca di uno spunto utile per le indagini; alla fine saranno quasi 85.000 le targhe dei veicoli censiti, per ognuno dei quali vengono approfonditi gli accertamenti. Nel frattempo viene analizzata una mole di materiale immane, pari a circa 8.000 utenze telefoniche, che avevano sviluppato 20.000 chiamate, per un totale di oltre 160.000 record analizzati.

 

Dallo studio incrociato di queste enormi quantità di dati, però, vengono fuori degli elementi utili e gli inquirenti risalgono ad una Renault Laguna, che nella notte del delitto viene notata transitare in più punti ritenuti d’interesse in orario compatibile, e ad un gruppo di rumeni, alcuni dei quali sono giunti in Italia nei giorni immediatamente precedenti al delitto, per poi fare precipitosamente ritorno in patria. È il punto di svolta delle indagini, che vengono da quel momento in poi vengono supportate anche dalle intercettazioni, che permettono di acquisire in poco tempo tutta una serie di tasselli utili per gli investigatori, di ricostruire l’esatta composizione del gruppo e la dinamica dei fatti e di accertare che una parte del gruppo è tornata in Romania, nella speranza di averla fatta franca.

 

Viene attivata quindi una rogatoria internazionale con la Romania, finalizzata a monitorare alcuni dei componenti del gruppo, localizzati nell’area di Costanza, della quale sono originari. Al pool di investigatori viene affiancato anche un Ufficiale della Polizia Rumena, proveniente dal Distretto di Costanza, conoscitore anche del dialetto “rom” utilizzato dagli indagati, che nei discorsi fra loro parlano una lingua altrimenti incomprensibile; il suo contributo, fornito nell’ambito di una sempre più consolidata collaborazione fra le forze di Polizia dell’Unione Europea, sarà fondamentale per la buona riuscita dell’attività.

 

IL SINDACO DI MARANO. «È una bellissima notizia». Lo ha detto il sindaco di Marano di Valpolicella, Giovanni Viviani, commentanto l’arresto della banda di cittadini romeni accusata di avere ucciso il ristoratore Luciano Castellani nella sua casa sopra la trattoria «Agnella», a Valgatara.  «Appena appreso la notizia - ha aggiunto - ho mandato un messaggio di congratulazioni al Comando provinciale dei Carabinieri». L’efferato delitto, compiuto la notte del 28 settembre dello scorso anno, aveva profondamente scosso la comunità di Valgatara (1.500 abitanti) e tutta la popolazione di Marano, piccolo comune della Valpolicella, che conta 3.100 residenti. «Adesso che una crudele banda di professionisti è in carcere - ha spiegato Viviani - non ci sono motivi perché in paese non debba tornare la serenità. Piuttosto mi domando il motivo di tutta questa violenza brutale contro un anziano malato». «Non siamo nel Far West, mi auguro che i responsabili di questo barbaro omicidio rimangano in carcere e auspico che finalmente la trattoria possa trovare una nuova gestione, portando avanti il ricordo del nostro povero concittadino», ha concluso il sindaco di Marano di Valpolicella.

 

 

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