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L'incontro

La «Teutoburgo»
di Manfredi a Lazise
«Decise la storia»

L'incontro
Manfredi a Lazise (Ferraro)
Manfredi a Lazise (Ferraro)
Manfredi a Lazise (Ferraro)

Dogana veneta gremita, ieri sera, per accogliere uno dei più grandi nomi della letteratura italiana contemporanea: Valerio Massimo Manfredi è stato ospite della rassegna «Lazise tra le pagine» per presentare il suo ultimo libro «Teutoburgo» (Mondadori, 2016). «Ci sono degli eventi le cui conseguenze si estendono fino a noi», ha detto lo scrittore riferendosi alla sconfitta dell’esercito romano nella battaglia di Teutoburgo (nell’odierna bassa Sassonia) e alla successiva guerra che per sette anni impegnò senza successo l’esercito romano contro i Germani.

È in questo scenario che Manfredi ha ambientato il suo ultimo romanzo storico, ricostruendo con la fantasia pezzi di vita vissuta da soldati e condottieri e dando spazio a due giovani fratelli, Armin e Wulf, catturati dai romani e fatti diventare comandanti romani con il nome di Arminius e Flavus. «La letteratura ha un vantaggio che la storia non ha: ricreare la vita», ha detto Manfredi.

 

Lo scrittore, che è prima di tutto archeologo e ricercatore storico, ha invitato a riflettere su un capitolo di storia dimenticato e sottovalutato: «A Teutoburgo si sono giocati i destini del mondo. La storia non si fa con i se e i ma, ma se fosse andata diversamente? Forse nei secoli successivi non ci sarebbero state le invasioni barbariche, le guerre di religione, forse non ci sarebbero stati Hitler e due guerre mondiali. Ancora oggi il Reno è una cicatrice: c’è sempre stata una frizione tra elemento germanico e latino, ma non sarebbe stato così se Roma avesse conquistato la Germania, perché avrebbe fatto diventare tutti cittadini».

Il sindaco di Lazise Luca Sebastiano e la consigliera con delega alla biblioteca Maria Vittoria Gatto hanno omaggiato Manfredi del libro sulla Dogana veneta e della riproduzione del diploma dell’imperatore Ottone IV, che nel 1210 confermava i privilegi attribuiti a Lazise fin dal 983, privilegi che resero il paese il primo Comune d’Italia. Doni accompagnati dall’auspicio, ironico e allo stesso tempo serio, che il sindaco ha rivolto a Manfredi: «Spero che un giorno possa nascere una storia altrettanto bella come quella che ci hai fatto sentire stasera, magari ambientata nei nostri paesi».

Katia Ferraro

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