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La temperatura del lago sale? Ne guadagnano i pescatori

Piero Franzoi, uno dei ricercatori
Piero Franzoi, uno dei ricercatori
Piero Franzoi, uno dei ricercatori
Piero Franzoi, uno dei ricercatori

Valeria Zanetti Non solo olio e vino. Il Garda potrebbe presto valorizzare un’eccellenza della produzione ittica locale, incrementare le catture, le vendite di pescato fresco e la proposta gastronomica nei ristoranti locali. Addirittura sviluppare attività conserviere e di trasformazione. L’opportunità deriva dalle proiezioni di crescita della specie del coregone lavarello che, secondo i ricercatori del dipartimento di Scienze ambientali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, potrebbe conoscere una riproduzione più rapida a causa dell’innalzamento delle temperature del lago. Lo scenario è stato presentato ieri, a Garda, a Palazzo Carlotti, nel corso del confronto pubblico tra scienziati e pescatori, organizzato dal dipartimento e da Aquaprogram srl, nell’ambito del progetto europeo Climefish. Nell’ incontro sono stati esposti alcuni risultati preliminari con l’obiettivo di illustrare ai portatori di interesse locali, pescatori professionali e dilettanti scaligeri, bresciani e trentini qual è lo stato di salute del Benaco. «Il progetto è stato varato due anni fa, siamo a metà dei lavori. Ci sembrava utile condividere con gli operatori economici e con istituzioni come le Province che sovrintendono alla pesca sportiva, i primi esiti, anche perché non tutti i pescatori sono a conoscenza del fatto che la temperatura delle acque è in aumento, che ciò comporterà conseguenze e che occorre gestire e mitigare i fenomeni trovando strategie su cui ci sia un accordo», spiega Fabio Pranovi, ecologo e professore associato di Scienze ambientali, che con i colleghi Piero Franzoi e Matteo Zucchetta lavora a Climefish. Sono 15 i diversi casi di studio di cui il progetto europeo si occupa e tre sono dedicati alla pesca in ambiente di acque dolce: oltre al Garda, sotto la lente ci sono il lago Lypno, in Repubblica Ceca, e dei laghi della Norvegia settentrionale. Solo nel Benaco si pratica la pesca professionale. I tre casi sono sviluppati con un approccio comune, in modo da rendere i risultati confrontabili per le diverse latitudini. Per questo motivo, è stata prestata un’attenzione particolare al coregone lavarello, specie presente nei tre siti di studio, una delle risorse più importanti per la pesca professionale nel Garda. «Habitat in cui si è verificato un innalzamento della temperatura di circa un grado in una decina d’anni, con effetto positivo sulla popolazione di coregoni, e conseguentemente potenziale aumento delle catture nella pesca. La situazione si potrebbe mantenere per un certo periodo», riprende Pranovi. La maggiore disponibilità di pesce potrebbe però impattare sul mercato con un calo dei prezzi, a danno dei pescatori. «A questo punto sarebbe opportuno incentivare il consumo della specie nei ristoranti locali e dirottare una parte degli esemplari pescati su attività di conservazione, per non far scendere il prezzo in pescheria», annota l’ecologo. Lo studio proseguirà anche per far luce sulla durata della temperatura attuale del Garda, che condizionerà la taglia del pescato – si prevedono esemplari più numerosi, ma più piccoli – la sopravvivenza delle altre specie, in competizione per il cibo, e la stessa modalità di riproduzione del coregone lavarello che predilige l’inverno quando le acque sono particolarmente fredde. •

Valeria Zanetti

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