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La Rumarola, trent’anni di teatro e storie lacustri

La compagnia La Rumarola durante una rappresentazione
La compagnia La Rumarola durante una rappresentazione
La compagnia La Rumarola durante una rappresentazione
La compagnia La Rumarola durante una rappresentazione

Barbara Bertasi Eravamo proprio nel periodo di Carnevale, che quest’anno è culminato però in Quaresima con la sfilata del Gran Magna Aole del 25 febbraio, quando, 33 anni fa, nel 1985, nacque la compagnia teatrale La Rumarola di Garda, ora come allora guidata dall’inossidabile Maria Antonietta Vianini che ha tagliato il ragguardevole traguardo degli 88 anni. Anni di passione come quelli che precedettero la fondazione ufficiale del gruppo che, il 17 marzo, proporrà una sua nuova produzione: la commedia Non ditelo a Harry!, liberamente tratta da Ora no Tesoro! di Ray Cooney con la regia di Margherita Monga, vulcanica trentaquattrenne di Garda, laureata in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Milano e diplomata alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi. «Si tratta di un intrigo sentimentale con situazioni ambigue ambientato in un atelier di pellicce e con finale imprevisto», spiega Vianini. «Gli attori sono, oltre a lei, Andrea Soffiati, Manuel Campagnari, Vittoria Rossi presidente della associazione Garda Cultura, Lorella Martini, Sofia Finotti, Editta Ragnolini e Enrica Beccaris, tutti di Garda e dintorni. L’abbiamo proposta per la comicità che sprigiona e ci abbiamo lavorato tantissimo, anche perché, durante l’allestimento, si sono persi due interpreti e Margherita ha adattato il testo ad hoc», sorride la rappresentante della compagnia. «Ci piace moltissimo, il filone di Cooney è divertente e al tempo stesso attuale». Vianini ricorda così lo spirito con cui è sorto il gruppo, che ha sede in via dell’Uva, conta una ventina di attori tra i 15 e gli 88 anni ed è aperto a nuove leve (per informazioni contattare i numeri di telefono 045.7255344 - 349. 7193468): «La Rumarola è nata per caso nel mitico Carnevale degli anni Ottanta, come mi piace chiamarlo, che volentieri ricordo in questo periodo in cui la manifestazione è rinata. Non consisteva solo nella sfilata di maschere, bensì in un periodo di divertimento continuo anche per gli spettacoli che settimanalmente si facevano a Palazzo Congressi. I copioni erano scritti dai gardesani grandi e piccoli», ricorda lei, maestra elementare dal 1949 al 1991. «La mia classe rappresentò in tono scherzoso la storia della Regina Adelaide, maschera gardesana, imprigionata nella Rocca, dove ballava rock and roll per svagarsi un po’. La sala gremita fu entusiasta e decidemmo così di fondare una compagnia. Partimmo con Gli Innamorati, commedia scritta da Carlo Goldoni nel 1759, proseguimmo con la “vaudeville“ - genere teatrale nato in Francia a fine Settecento - rappresentando, ad esempio, Le mogli del Presidente, ispirato a La Principessa di Maurice Hennequin e Pierre Weber, e poi il teatro anglosassone, italiano col graditissimo filone dialettale». Fino ai giorni nostri, in cui il gruppo è impegnato a recitare in tutta la provincia, in città venete e trentine, proponendo le rassegne fisse “Teatro in Pieve“ d’estate e “Inverno a teatro“, oltre a organizzare corsi di teatro di primo e secondo livello e a partecipare alle iniziative della comunità: «Al Carnevale 2018 garantiamo Re Ottone!». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Barbara Bertasi

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