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L’Islamic Relief:
«Aiutiamo orfani di tutto il mondo»

Una delle star della serata: un cantante che arriva dal Medio Oriente. Musica e discorsi in salaUna delle volontarie: impressionante l’organizzazione dell’Ong ieri a Bussolengo FOTOSERVIZIO DIENNEYassine Lafram, Islamic Relief
Una delle star della serata: un cantante che arriva dal Medio Oriente. Musica e discorsi in salaUna delle volontarie: impressionante l’organizzazione dell’Ong ieri a Bussolengo FOTOSERVIZIO DIENNEYassine Lafram, Islamic Relief
Una delle star della serata: un cantante che arriva dal Medio Oriente. Musica e discorsi in salaUna delle volontarie: impressionante l’organizzazione dell’Ong ieri a Bussolengo FOTOSERVIZIO DIENNEYassine Lafram, Islamic Relief
Una delle star della serata: un cantante che arriva dal Medio Oriente. Musica e discorsi in salaUna delle volontarie: impressionante l’organizzazione dell’Ong ieri a Bussolengo FOTOSERVIZIO DIENNEYassine Lafram, Islamic Relief

Alla fine la Notte della speranza c’è stata. Loro, quelli dell’Islamic relief non si sono fatti scoraggiare dal veto del Comune di Verona che ha revocato la concessione della Gran Guardia per la serata di beneficenza che prevedeva la raccolta fondi da destinare agli orfani di 31 Paesi del mondo. A scatenare il veto a Verona era stata la prevista la partecipazione di Omar Abdelkafy, un sapiente egiziano, che stando a quanto viene riportato in rete avrebbe sostenuto in un discorso che «quanto accaduto a Parigi altro non è che la prosecuzione del film comico dell’11 settembre». E così la Ong fondata a Birmingham nel 1984, che sostiene progetti di emergenza e di sviluppo in oltre 30 Paesi, e mantiene 46.551 orfani ha spostato la serata a Bussolengo, al Montresor hotel Tower. Erano oltre 600 i biglietti (dieci euro l’uno) che erano stati venduti per la serata in Gran Guardia e a giudicare dal salone stracolmo di persone ieri sera a Bussolengo erano ancora di più quelli che hanno deciso di partecipare.

Impressionante l’organizzazione messa in piedi dall’Ong. I volontari tutti giovanissimi, gran parte con interfono, alcuni con radio ricetrasmittenti. Gentilissimi, sorridenti, ma inflessibili. All’ingresso in sala due braccialetti: uno di colore rosso per gli ospiti, uno blu per chi ha acquistato il biglietto. Posti riservati per i rossi. Stampa amabilmente guardata a vista. All’ingresso nel salone si viene catapultati in un altro mondo. A parlare sul palco c’è Anuar, imam di Verona, parla in arabo, ma alcuni hanno la cuffietta per la traduzione simultanea, parla di pace e di misericordia.

Inutile cercare di conversare con qualcuno diverso da quelli deputati a parlare: «La serata l’abbiamo organizzata noi», dice uno dei volontari, «quindi soltanto noi possiamo dire come stanno le cose», dice senza dare diritto di replica per poi rispondere ad una sorella islamica che chiedeva il permesso di abbracciare il di lui figlio. A parlare con i giornalisti è Yassine Lafram, coordinatore delle relazioni pubbliche dell’Islamic relief. «A noi non interessano le polemiche a noi interessa il nostro progetto. Abbiamo sofferto il veto di Verona. Quello che mi sento di dire è che Abdelkafy era già venuto in Italia e non mi risulta che il giorno dopo qualcuno si fosse fatto saltare in aria». Ma al di là della battuta dopo la nostra provocazione, Yassine snocciola le cifre dell’Ong: «La generosità di chi ci segue è tanta. A Firenze abbiamo raccolto 102 mila euro, a Bologna 162 mila, a Torino 105 mila. E i nostri bilanci sono certificati, la nostra sede legale è in Inghilterra, la regina Elisabetta ci ha concesso un riconoscimento per il lavoro che facciamo. Questi siamo noi. Non facciamo politica, aiutiamo tutti quelli che sono in difficoltà. Anche stasera qui verranno adottati degli orfani. E nel 90 per cento dei casi le promesse di adozione verranno mantenute». E all’osservazione che in sala ci sono tante persone, Yassine replica: «Sono classe operaia. Questa gente si impegna a versare 48 euro al mese per due anni per adottare un orfano. I nostri volontari, in ogni Paese mandano report alle famiglie adottive».

Alessandra Vaccari

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