Una gran voce, intonata, per dissipare nell’armonia anche le nubi più nere. È stato il solito tripudio, l’usuale bagno di folla perché le passeggiate a cavallo per la bandizione del Palio delle contrade di Garda, a Ferragosto, sono sempre seguitissime dai cittadini che al passaggio dell’orgoglioso Araldo Banditore lo inneggiano affacciandosi a balconi, finestre e usci di negozi e dai turisti stupiti al passaggio di questo anziano signore che, col suo gran sorriso, proclama per vie e contrade l’arrivo del Palio. Ma chi è questo personaggio in costume che, dall’alto della sella, annuncia la più antica festa di Garda? Tutti qui lo conoscono. Perché Giuseppe Bertamè, Beppe, è un pilastro storico del paese. La bandizione del Palio, per lui, è solo uno svago ferragostano dato che, per la sua comunità, fa e ha fatto molto altro. Oltre a essere membro dell’Aido, l’associazione dei donatori di organi, ed essere stato per quasi 15 anni donatore dell’Avis insignito di medaglia d’oro per 70 donazioni, è stato tra i fondatori nel 1985 della compagnia teatrale La Rumarola e da 47 anni è l’indiscusso presidente del Coro La Rocca di Garda. UN CORO nato nel 1956 nel quale è impegnatissimo «per passione e dedizione perché il canto fa bene e porta via anche le nuvole più scure della vita», dice. E comincia a raccontare: «Sono nato il 19 novembre 1942 sotto le bombe e sono sempre vissuto a Garda dove ho studiato. Purtroppo ho fatto solo le elementari e l’avviamento professionale perché le medie erano a Caprino e non c’erano i mezzi per andarci. E poi, a casa, c’era bisogno». Così affiancò papà Giacomo nella piccola impresa edile facendo con passione il muratore. Quando lui andò in pensione ebbe l’opportunità di partecipare a un concorso per operai in Comune: «Lo vinsi e scelsi il lavoro fisso che ho svolto per 28 anni fino al 1° gennaio 2001». Nel 1973 fu eletto presidente del coro La Rocca di Garda: «Creato come coro alpino, ha poi sempre cantato la tradizione e il folclore del lago, tema caro a tutti noi e molto apprezzato, anche a livello turistico, tanto che», dice Bertamè, «per anni, non c’è stata manifestazione importante, tra lago e dintorni, che non ci scritturasse». «PER ESEMPIO», ricorda Beppe, «quando nel 1967 a Costermano fu inaugurato il cimitero militare tedesco, cantammo i due inni e una canzone in tedesco. Fu una gran soddisfazione essere poi invitati a Bonn a ricantarli davanti alla Parlamento dell’allora Germania Ovest». Una presenza importante come evidenzia il professor Fabio Gaggia, storico locale: «Il coro la Rocca di Garda è la più importante associazione culturale del paese per la sua continuità nel tempo e perchè rappresenta l’autentico spirito, legato alla pesca, della vecchia Garda». ALTRA PASSIONE di Bertamè è la recitazione, nata accanto all’altare della chiesa di Santa Maria Assunta. «A 5 anni facevo il chierichetto. La domenica pomeriggio si cantavano i vespri e io intanavo i salmi in latino. Il curato, don Tullio Ferrarese, che era appassionato di teatro, in particolare di operette e commedie, aveva creato un gruppo teatrale. Sentendo la mia voce, qualche anno dopo, mi coinvolse. Fu una grande soddisfazione trovarmi, a 9 anni, tra tanti ventenni a fare rappresentazioni sul palco dell’ex cinema parrocchiale oggi demolito. Purtroppo dopo qualche anno il parroco fu trasferito e tutto finì». Ma la sua passione rimase. «In occasione del mitico carnevale degli anni Ottanta facevo sempre Re Ottone I con la Regina Adelaide. All’incoronazione, a Palazzo Carlotti, cantavamo e improvvisavamo scenette su temi ironici. La gente ci apprezzava e così, con la maestra Antonietta Monese Vianini, la storica e attuale presidente, fondammo una compagnia teatrale». LA CHIAMARONO La Rumarola. «il nomignolo della fontanella in località San Carlo dove da bambini andavano a prendere l’acqua». Iniziarono così a rappresentare le commedie: «La prima fu I Rusteghi di Goldoni alla quale ne sono seguite e seguono molte altre. Negli anni Novanta però smisi di recitare perché l’attività di presidente del coro mi impegna moltissimo». E poi è sposato con Regina Elena Vischioni, ha due figlie e tre nipotini, anche loro gli riempiono la vita. Intensa: «D’estate abbiamo concerti ogni quindici giorni, qualche albergo ci chiama per una serata con gli ospiti, d’inverno durante il Natale tra gli Olivi io devo fare Babbo Natale e siamo impegnati nelle biganate, cante per le vie o in famiglie che ci accolgono con vin brulè e fogassa». Bertamè non si tira mai indietro. Al Palio dell’Assunta si tramuta pure in Magna Aole per la benedizione dei remi mentre a Carnevale torna a vestire i panni di Re Ottone I, maschera tradizionale con la Regina Adelaide. E ogni volta ci mette tutto se stesso ed il suo stato d’animo. Chiude il professor Gaggia: «Giuseppe Bertamè, che chiamiamo Beppe, è una persona speciale che, in tutto ciò che fa, mette sé stesso: la sua anima il suo carattere aperto e gioviale. È l’anima del paese, l’archivio storico di quanto è accaduto a Garda negli ultimi cinquant’anni. Una persona generosa, sempre pronta ad aiutare gli altri, che spigiona empatia e affetto con la sua bonarietà». •