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L’ex muratore che vive ogni anno un giorno da re

Giuseppe Bertamè in costume di banditore del Palio delle contrade di GardaGiuseppe Bertamè, memoria storica di Garda FOTO AMATO
Giuseppe Bertamè in costume di banditore del Palio delle contrade di GardaGiuseppe Bertamè, memoria storica di Garda FOTO AMATO
Giuseppe Bertamè in costume di banditore del Palio delle contrade di GardaGiuseppe Bertamè, memoria storica di Garda FOTO AMATO
Giuseppe Bertamè in costume di banditore del Palio delle contrade di GardaGiuseppe Bertamè, memoria storica di Garda FOTO AMATO

Una gran voce, intonata, per dissipare nell’armonia anche le nubi più nere. È stato il solito tripudio, l’usuale bagno di folla perché le passeggiate a cavallo per la bandizione del Palio delle contrade di Garda, a Ferragosto, sono sempre seguitissime dai cittadini che al passaggio dell’orgoglioso Araldo Banditore lo inneggiano affacciandosi a balconi, finestre e usci di negozi e dai turisti stupiti al passaggio di questo anziano signore che, col suo gran sorriso, proclama per vie e contrade l’arrivo del Palio. Ma chi è questo personaggio in costume che, dall’alto della sella, annuncia la più antica festa di Garda? Tutti qui lo conoscono. Perché Giuseppe Bertamè, Beppe, è un pilastro storico del paese. La bandizione del Palio, per lui, è solo uno svago ferragostano dato che, per la sua comunità, fa e ha fatto molto altro. Oltre a essere membro dell’Aido, l’associazione dei donatori di organi, ed essere stato per quasi 15 anni donatore dell’Avis insignito di medaglia d’oro per 70 donazioni, è stato tra i fondatori nel 1985 della compagnia teatrale La Rumarola e da 47 anni è l’indiscusso presidente del Coro La Rocca di Garda. UN CORO nato nel 1956 nel quale è impegnatissimo «per passione e dedizione perché il canto fa bene e porta via anche le nuvole più scure della vita», dice. E comincia a raccontare: «Sono nato il 19 novembre 1942 sotto le bombe e sono sempre vissuto a Garda dove ho studiato. Purtroppo ho fatto solo le elementari e l’avviamento professionale perché le medie erano a Caprino e non c’erano i mezzi per andarci. E poi, a casa, c’era bisogno». Così affiancò papà Giacomo nella piccola impresa edile facendo con passione il muratore. Quando lui andò in pensione ebbe l’opportunità di partecipare a un concorso per operai in Comune: «Lo vinsi e scelsi il lavoro fisso che ho svolto per 28 anni fino al 1° gennaio 2001». Nel 1973 fu eletto presidente del coro La Rocca di Garda: «Creato come coro alpino, ha poi sempre cantato la tradizione e il folclore del lago, tema caro a tutti noi e molto apprezzato, anche a livello turistico, tanto che», dice Bertamè, «per anni, non c’è stata manifestazione importante, tra lago e dintorni, che non ci scritturasse». «PER ESEMPIO», ricorda Beppe, «quando nel 1967 a Costermano fu inaugurato il cimitero militare tedesco, cantammo i due inni e una canzone in tedesco. Fu una gran soddisfazione essere poi invitati a Bonn a ricantarli davanti alla Parlamento dell’allora Germania Ovest». Una presenza importante come evidenzia il professor Fabio Gaggia, storico locale: «Il coro la Rocca di Garda è la più importante associazione culturale del paese per la sua continuità nel tempo e perchè rappresenta l’autentico spirito, legato alla pesca, della vecchia Garda». ALTRA PASSIONE di Bertamè è la recitazione, nata accanto all’altare della chiesa di Santa Maria Assunta. «A 5 anni facevo il chierichetto. La domenica pomeriggio si cantavano i vespri e io intanavo i salmi in latino. Il curato, don Tullio Ferrarese, che era appassionato di teatro, in particolare di operette e commedie, aveva creato un gruppo teatrale. Sentendo la mia voce, qualche anno dopo, mi coinvolse. Fu una grande soddisfazione trovarmi, a 9 anni, tra tanti ventenni a fare rappresentazioni sul palco dell’ex cinema parrocchiale oggi demolito. Purtroppo dopo qualche anno il parroco fu trasferito e tutto finì». Ma la sua passione rimase. «In occasione del mitico carnevale degli anni Ottanta facevo sempre Re Ottone I con la Regina Adelaide. All’incoronazione, a Palazzo Carlotti, cantavamo e improvvisavamo scenette su temi ironici. La gente ci apprezzava e così, con la maestra Antonietta Monese Vianini, la storica e attuale presidente, fondammo una compagnia teatrale». LA CHIAMARONO La Rumarola. «il nomignolo della fontanella in località San Carlo dove da bambini andavano a prendere l’acqua». Iniziarono così a rappresentare le commedie: «La prima fu I Rusteghi di Goldoni alla quale ne sono seguite e seguono molte altre. Negli anni Novanta però smisi di recitare perché l’attività di presidente del coro mi impegna moltissimo». E poi è sposato con Regina Elena Vischioni, ha due figlie e tre nipotini, anche loro gli riempiono la vita. Intensa: «D’estate abbiamo concerti ogni quindici giorni, qualche albergo ci chiama per una serata con gli ospiti, d’inverno durante il Natale tra gli Olivi io devo fare Babbo Natale e siamo impegnati nelle biganate, cante per le vie o in famiglie che ci accolgono con vin brulè e fogassa». Bertamè non si tira mai indietro. Al Palio dell’Assunta si tramuta pure in Magna Aole per la benedizione dei remi mentre a Carnevale torna a vestire i panni di Re Ottone I, maschera tradizionale con la Regina Adelaide. E ogni volta ci mette tutto se stesso ed il suo stato d’animo. Chiude il professor Gaggia: «Giuseppe Bertamè, che chiamiamo Beppe, è una persona speciale che, in tutto ciò che fa, mette sé stesso: la sua anima il suo carattere aperto e gioviale. È l’anima del paese, l’archivio storico di quanto è accaduto a Garda negli ultimi cinquant’anni. Una persona generosa, sempre pronta ad aiutare gli altri, che spigiona empatia e affetto con la sua bonarietà». •

Barbara Bertasi

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