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Isola Trimelone
Ricomincia
lo sminamento

La cassa con i detonatori recuperata dai palombari della Marina militare
La cassa con i detonatori recuperata dai palombari della Marina militare
La cassa con i detonatori recuperata dai palombari della Marina militare
La cassa con i detonatori recuperata dai palombari della Marina militare

Lo sminamento dell’isola del Trimelone proseguirà fino alla fine di settembre. A stabilirlo è stato il tavolo tecnico riunitosi in Prefettura a Verona. E così, già lunedì i Militari del Nucleo Sdai (Servizio difesa anti-mezzi insidiosi), farà ritorno nelle acque circostanti la lingua di terra più armata d’Italia, dinanzi ad Assenza di Brenzone.

«Nella settimana tra l’11 e il 15 luglio sono stati recuperati almeno duemila ordigni o pezzi di bombe, distrutti dall’Esercito, che li ha fatti brillare in una cava», ha spiegato il tenente di vascello Marco Saponangelo, capo della spedizione al lavoro a Brenzone. «Per completare la prima fase dei lavori restano ancora quattro settimane che spalmeremo tra il periodo estivo e il mese di settembre», hanno proseguito dalla Marina di Ancona. I lavori saranno poi interrotti fino a dopo ferragosto, periodo clou della stagione turistica, per non impattare sui mezzi nautici delle forze dell’ordine, già impegnati a badare ai natanti turistici e alle affollate acque gardesane.

«Abbiamo lavorato nella settimana centrale di luglio», sottolineano ancora i militari, «per due giornate sul lato ovest dell’isola e poi, visto l’alzarsi di vento e le piogge, sul versante est, che è più riparato».

Come sempre, il «bottino» è stato ingente: circa duemila tra ordigni interi e parti di bombe. In particolare, come fanno sapere da Brenzone alcuni uomini a supporto dei militari, «è stata recuperata dalla Marina Militare una cassetta contenente mille detonatori pronti a esplodere».

Materiale altamente pericoloso e delicato perché, se pestato, schiacciato o compresso in qualunque modo, «il botto è garantito», proseguono dall’alto lago.

Oltre a questi detonatori, grandi quanto il tappo di una penna, sono state pure recuperate bombe a mano, bombe da fucile e granate da artiglieria. In tutto, oltre mezzo metro cubo di materiale esplodente, che poi gli artificieri di Legnago hanno inertizzato.

La prima fase di bonifica prevede operazioni tra i 10 e i 39 metri di profondità.

«Rispetto ai mesi scorsi», ha proseguito Saponangelo, «le condizioni delle acque lacustri sono più favorevoli fino ai 20 metri perché c’è più luce e c’è più caldo ma, paradossalmente, il lavoro sotto questa profondità è penalizzato dalla fioritura algale che, in questo periodo, è maggiore». Sul fondale, insomma, c’è più buio e, conseguentemente, freddo quanto in inverno. Il supporto operativo e la vigilanza sul lavoro dei subacquei del nucleo Sdai di Ancona è dato dalle motovedette di polizia, dei carabinieri e dei volontari della Protezione civile. Nelle prossime settimane da Brenzone partirà alla volta di Venezia, all’attenzione dell’assessore alla Protezione civile Giampaolo Bottacin, il piano di intervento del Comune per creare un corridoio per garantire, una volta certificato, la fruibilità dell’isola.

Il piano servirà per arrivare allo sblocco dei fondi, da parte della Regione Veneto: 350 mila euro accantonati già dal 2009 ma non ancora assegnati visto il cambio di rotta nelle modalità di sminamento rispetto all'epoca.

«I soldi», com’era stato chiarito, «serviranno a individuare e pagare una ditta che georeferenzi gli ordigni, che poi dovranno essere rimossi dalla Marina militare». Insomma, si dovranno individuare le bombe che non sono comprese nei punti già noti alla Marina e sui cui attualmente gli uomini di Saponangelo stanno lavorando.

Sono 159 i siti censiti con le bombe attorno all’isola. Granate di artiglieria con peso tra i 7 e i 45 chili, cioè proiettili di cannone, bombe a mano, bombe da fucile, granate, balistite e altri pezzi di artiglieria sono il «bottino» recuperato in queste settimane. Tutte le operazioni, dal punto di vista economico, sono finora a carico solo del Ministero della difesa, grazie agli accordi presi a Roma dal deputato del Pd, Vincenzo D’Arienzo, poi confermati in Prefettura a Verona. «I soldi della Regione», ha spiegato il sindaco Bertoncelli, «sono indispensabili per pagare i lavori per la georeferenziazione degli ordigni che non si vedono attualmente, ma che sappiamo esserci nelle acque».

Gerardo Musuraca

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