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Incisioni rupestri
preistoriche
coperte di vernice

Vernice spray sulle incisioni che raffigurano i guerrieri (qui a destra)Altre incisioni rupestri sulle pietre del monte Lenzino
Vernice spray sulle incisioni che raffigurano i guerrieri (qui a destra)Altre incisioni rupestri sulle pietre del monte Lenzino
Vernice spray sulle incisioni che raffigurano i guerrieri (qui a destra)Altre incisioni rupestri sulle pietre del monte Lenzino
Vernice spray sulle incisioni che raffigurano i guerrieri (qui a destra)Altre incisioni rupestri sulle pietre del monte Lenzino

Ancora offese per le incisioni rupestri gardesane.

Le incisioni di Monte Lenzino, al confine tra Torri e Costermano, sono state sfregiate da scritte fatte con la vernice spray. Non solo sono state abbandonate nell’incuria totale, ma ora sono state anche volutamente danneggiate.

Se ne sono accorti durante un’escursione i volontari del Ctg (Centro turistico giovanile) Monte Baldo che hanno pure constatare il degrado e l’abbandono in cui versano le incisioni rupestri che si trovano sopra le Sengie di Marciaga. Si tratta di figure umane risalenti alla fine dell’Età del Ferro, come sostengono gli esperti che le hanno fotografate, disegnate e stampate in varie pubblicazioni.

Ci sono inoltre, terrine, croci e merler (gioco della tria): un patrimonio unico e prezioso, che tuttavia non gode di nessuna segnalazione e protezione ed è pure invaso dalla vegetazione.

«Da Monte Bre a Monte Luppia, a Crero, e più a nord nell’entroterra di Brenzone e Malcesine vi sono incisioni che si stanno deteriorando e rischiano di scomparire minacciate dall’abbandono, dal degrado e dall’incuria tra l’indifferenza delle amministrazioni ed istituzioni locali», denuncia Elisa Fattorelli, guida naturalistica del Ctg. «Da anni si propone una sistemazione almeno per la pietra delle Griselle, per quella dei Cavalieri e per i liscioni di Crero, che sono le incisioni più conosciute e che subiscono danni e offese per una frequentazione spesso decisamente irriguardosa».

I peggiori nemici sono il continuo calpestio, le scritte e gli sfregi delle ruote di mountain bike e moto. Ma nulla finora è stato fatto, nonostante da anni le associazioni organizzino convegni, incontri, conferenze e facciano segnalazioni per cercare di salvare ciò che resta.

«Ci vorrebbe un progetto europeo per la realizzazione di un sentiero turistico-escursionistico, sull’esempio di quanto realizzato dal comune di Nago-Torbole con il sentiero delle Busatte da Torbole a Tempesta, attrezzato in modo da essere percorribile da escursionisti e turisti di ogni età», continua Fattorelli. «Chiediamo alle amministrazioni comunali di Torri del Benaco e di Garda di prospettare una convenzione con i proprietari delle aree interessate dalle incisioni in modo da delimitare i tre siti principali e permetterne un accesso adeguato, sistemando i sentieri tramite un percorso didattico-archeologico e turistico. L’assenza totale di provvedimenti di segnalazione, cura e tutela», ribadisce Fattorelli, «ha causato questo ennesimo sfregio su Monte Lenzino».

Sulla sponda veronese del lago di Garda, da San Vigilio a Torbole, vi sono diverse centinaia di incisioni (si parla di circa duemila tra Garda ed Adige) graffiate sulla pietra lisciata dai ghiacciai. Le incisioni rupestri gardesane,

Le incisioni sono immerse in una fitta vegetazione e sono state fatte sulle grandi rocce, lisciate dall’ultima glaciazione. Sono state scoperte e catalogate dai professori Mario Pasotti e Fabio Gaggia a partire dal 1964 e poi da Domenico Nisi e altri studiosi.

Si tratta di figure di guerrieri, di spade, mani, simboli solari, animali, attribuiti all’Età dl Bronzo e del Ferro, ma anche di una numerosa serie di imbarcazioni appartenenti a tutte le epoche storiche.

E ancora ci sono scritte e figure simboliche incise sulla pietra liscia dal picchiettare di ciottoli o di sassi appuntiti. Queste incisioni sono spesso a poche decine di minuti dalle spiagge tanto frequentate da turisti italiani e stranieri nel periodo estivo che nulla sanno dell’esistenza di un patrimonio tanto sorprendente quanto abbandonato.

Maurizio Delibori

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