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Il guardiano del forte e della storia

Il forte Ardietti al confine tra Peschiera e Ponti sul MincioGiorgio Capone, 86 anni FOTO AMATO
Il forte Ardietti al confine tra Peschiera e Ponti sul MincioGiorgio Capone, 86 anni FOTO AMATO
Il forte Ardietti al confine tra Peschiera e Ponti sul MincioGiorgio Capone, 86 anni FOTO AMATO
Il forte Ardietti al confine tra Peschiera e Ponti sul MincioGiorgio Capone, 86 anni FOTO AMATO

Racconterebbe la storia di Peschiera del Garda per ore, ogni volta con lo stesso entusiasmo e minuzia di particolari della prima. Giorgio Capone, 87 anni il prossimo 29 luglio, è un punto di riferimento nella vita culturale del suo paese. Per generazioni di studenti è stato ed è lui stesso una figura di rilievo nella storia di Peschiera, la cui conoscenza ha contribuito in modo determinante a diffondere. Ideatore negli anni Settanta del carnevale arilicense, tra i fondatori del Centro di documentazione storica della fortezza di Peschiera, custode per vent’anni – e tutt’ oggi – del forte austriaco Ardietti, Capone si definisce un «utopista» appassionato di storia e di salvaguardia dei beni storici. LO INCONTRIAMO proprio a Forte Ardietti, di fatto la sua seconda casa, dove si reca quasi tutti i pomeriggi assieme all’amico Angelo Caldogno. Sono loro i «custodi» del forte, pronti ad accogliere anche d’inverno – fuori dalle visite ordinarie aperte in primavera ed estate – qualche visitatore che dovesse presentarsi incuriosito da un luogo tanto evocativo e che più di altri è ben conservato. «Fino a metà anni Novanta il forte è stato utilizzato dal Genio militare come deposito di munizioni», racconta Capone, «e nel 1998 il Centro di documentazione storica ha ricevuto dal Demanio la possibilità di entrarne in uso». Iniziò così l’avventura di un gruppo di amici che si rimboccarono le maniche e con dedizione e costanza avviarono una serie di lavori di manutenzione del gioiello asburgico, territorialmente spartito tra Peschiera e Ponti sul Mincio, nel Mantovano, ma acquisito da quest’ultimo dal Demanio nel 2014. «Abbiamo curato alberature e vegetazione, rifatto scarpare, fiancheggi e rampari, lavori durati quindici anni e non ancora finiti. Abbiamo ricevuto scolaresche, scout, gruppi di giovani e meno giovani», racconta Capone. E poi ci sono le tante rievocazioni storiche organizzate per far rivivere il forte attraverso gli eventi bellici che nell’Ottocento interessarono il territorio di Peschiera e dintorni, testimone oggi raccolto dall’ Associazione cultura e rievocazione imperi e dal Comune di Ponti. Giorgio Capone avrebbe voluto diventare geometra, ma un problema di salute gli impedì di completare gli studi. Ripiegò sulla sartoria di famiglia, in centro paese, che trasformò in negozio di abbigliamento con l’avvento del turismo. LA PASSIONE per la storia nacque da bambino. «Più che passione, era la vita di tutti i giorni. In tempo di guerra riuscivo a riconoscere gli aerei che venivano a bombardare Peschiera», racconta, «contai le incursioni aeree degli americani sui sette ponti (il ponte della ferrovia sul Mincio, ndr): 164 dal 17 luglio 1944 al 24 aprile 1945». Giorgio bambino osservava gli avvenimenti bellici dalla casa di alcuni amici in campagna, dove anche lui si era trasferito assieme alla famiglia perché «da Peschiera erano scappati tutti, era diventata solo militare». Poi la passione è cresciuta attraverso i libri ma anche grazie a una sfida. «Sono partito per ripicca nei confronti della televisione di Monaco di Baviera», spiega, «una troupe era davanti al mio negozio a fare riprese al bastione Querini, ho sentito il presentatore affermare che erano mura austriache, allora sono intervenuto per dire che invece erano veneziane e mi hanno intervistato». PARALLELAMENTE c’è stato l’impegno per costituire anche a Peschiera il carnevale, di cui Capone fu l’organizzatore per venti edizioni, seguite da una lunga pausa interrotta negli ultimi anni con la rinascita dell’evento di metà Quaresima. «Volevo che il nostro carnevale fosse un’occasione per riscoprire la nostra storia veneziana, così creai la corte della Serenissima con il Doge, il Provveditore della fortezza, il duca di Urbino che ne fu progettista». Com’è cambiato il paese negli ultimi decenni? «Il progresso ha portato dissocialità e determinato le scelte edilizie, ma è avvenuto così anche altrove», risponde lo storico di Peschiera, che dalla politica locale ha sempre voluto mantenere le distanze. E dopo tanti anni di impegno per la cura di Forte Ardietti, cosa dice della sua acquisizione da parte del Comune di Ponti: è un’occasione persa per Peschiera? «L’arte e la storia non le portano via nessuno, anche perché il forte può essere concesso in uso a tutti», conclude Capone con la saggezza e la diplomazia che lo contraddistinguono. •

Katia Ferraro

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