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«Il giovane orso è una ricchezza
ma non sia attrazione turistica»

Sulla presenza dell’orso sul Baldo, già alcuni si sono espressi positivamente. Intervengono ora, all’indomani della segnalazione in Val di Festa, Alessandro Tenca, guida ambientale escursionistica e il professor Daniele Zanini, responsabile scientifico dell’orto botanico di Novezzina che, con rifugio e osservatorio, fa parte del Parco naturalistico scientifico, vicino al punto dell’avvistamento di domenica a Ferrara.

Esordisce Tenca: «L’ennesimo avvistamento sul Baldo veronese conferma la valenza ecologica della nostra montagna, fatto che può lasciar presagire l’arrivo di altri predatori. In tale contesto noi che popoliamo e amministriamo questo territorio dovremmo saper tarare nuovi equilibri di convivenza uomo-natura. Non dobbiamo lasciarci spaventare dalla presenza di grandi carnivori, ma prendere atto di cambiamenti che stanno naturalmente avvenendo e svolgere al meglio il nostro ruolo di custodi del territorio. Sarà sempre più necessario avere un approccio gestionale da naturalisti, lasciandosi alle spalle posizioni meramente ambientaliste che spesso non considerano come la natura si regga su equilibri in cui l’uomo può inserirsi sapientemente. Difficile sarà dimostrarlo con sapienza. Ma bisogna farlo». Aggiunge Zanini: «L’orso è un grande mammifero onnivoro che si nutre prevalentemente di vegetali. È opportunista perché si adatta al cibo che l’ambiente offre e più facilmente reperibile. È attratto dal frutto del faggio, le faggiole, abbondantissime nella nostra fascia montana. Probabilmente anche per questo frequenta il Baldo. Nella sua dieta troviamo frutta selvatica, tuberi, formiche». Mangia pure ovini e altri mammiferi: «Dati scientifici certificano che è carnivoro solo per il 10 per cento: ciò dovrebbe rassicurare amministratori e i malghesi locali».

Poi evidenzia: «Tale presenza sul Baldo credo sia dovuta, nonostante l’impatto antropico, all’elevata naturalità del territorio dove questo animale solitario riesce a nutrirsi anche d’estate, senza troppe predazioni, e dove ha già trascorso il letargo come potrebbe accadere ora. La toponomastica testimonia come sia sempre stato ospitato sul Baldo, vedi la Valle dell’Orsa». Poi qualcosa è cambiato: «La persecuzione dell’uomo lo ha indotto a un comportamento crepuscolare, difficile avvistarlo su sentieri battuti».

Il Parco Naturalistico Scientifico nel 2015 organizzò un convegno a tema: «Si è appreso che sono finora arrivati giovani maschi dalla zona dell’Adamello Brenta dove nel 1999 iniziò il progetto Life Ursus, con la liberazione di tre maschi e sette femmine sloveni, per ricostruire un nucleo vitale nelle Alpi Centrali. Nel 2008 sono giunti dei maschi, 2-3 su 100, pochissimi pensando che in Slovenia ne sono stati censiti oltre 400. Ora si parla di un giovane in dispersione. Uno orso sarebbe stato in Pian di Festa: «Ovvio che la gente chieda come comportarsi. Da biologo ricordo quanto scritto in letteratura: l’orso non ha istinti predatori verso l’uomo ma di autodifesa. Finora, dove la densità è molto più elevata, non si registrano casi di aggressione, se non di femmine con cuccioli. La specie è schiva e ci teme. In caso di incontro meglio non fare movimenti bruschi e, se si ha un cane, tenerlo al guinzaglio».

Molti, dopo gli avvistamenti, sperano di fotografarlo aiutandosi con cibo: «Comportamento pericoloso per noi e per l’orso che non deve familiarizzare con l’uomo».

In caso di predazioni, per eventuali danni subiti da animali al pascolo Zanini nota: «Sono previsti risarcimenti. Ma chi risarcisce la montagna se ferita da abusivismi o vandalismi causati da una pressione turistica incontrollata? L’orso arricchisce la biodiversità ma non deve essere attrazione turistica».

Barbara Bertasi

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