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I no Tav spiegano le motivazioni del nuovo esposto

È stato depositato l’esposto alla Corte dei conti da parte delle associazioni contrarie alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Brescia-Verona. Dopo la bocciatura del ricorso al Tar del Lazio e la sua riproposizione in appello al Consiglio di Stato (udienza fissata a febbraio), l’obiettivo dei no Tav è far leva sulla Corte dei conti, chiamata a vagliare dal punto di vista contabile la delibera del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) con cui a luglio è stato approvato il progetto definitivo della tratta. «Abbiamo presentato l’sposto per contribuire alla valutazione sulla copertura dei costi, ma soprattutto sulla compatibilità del progetto con le norme economico-finanziarie», ha spiegato l’avvocato Fausto Scappini all’incontro sull’argomento. L’atto è stato sottoscritto da sette associazioni (tra cui Legambiente, Medicina democratica e Cittadini bresciani e veronesi per la tutela dell’ambiente, che riunisce i comitati no Tav) e da un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle tra i quali la deputata veronese Francesca Businarolo, presente alla conferenza, dove non ha voluto mancare padre Giovanni Di Maria, rettore del Santuario della Madonna del Frassino, in prima linea nel difendere le istanze no Tav e che adesso vuole scrivere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alla stesura dell’esposto hanno contribuito il professor Marco Ponti, già ordinario di Economia e pianificazione dei trasporti al Politecnico di Milano, e l’ esperto di Tav Erasmo Venosi. Viene richiamato il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che nel dicembre 2016 «ha reso conto di un progetto devastante anche dal punto di vista economico», ha ricordato Scappini sottolineando che il costo della tratta (3,5 miliardi di euro) «è destinato a lievitare per gli adeguamenti progettuali chiesti dal Consiglio, oltre che per parti progettuali non ancora definite come l’ingresso della ferrovia a Brescia e Verona». Tra le altre criticità, l’assenza di un aggiornato rapporto costi-benefici, l’incidenza sulla spesa dovuta all’affidamento diretto al Cepav Due, la mancata valutazione dell’ opzione zero, il rischio di «potenziali fenomeni corruttivi». Businarolo ha annunciato l’impegno a sollecitare la Corte dei conti perché analizzi l’esposto. • K.F.

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