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I cent’anni di Nino Rabai
l’ultimo reduce
della ritirata di Russia

di Gerardo Musuraca
Zamperini nella sua casa di Castelletto
Zamperini nella sua casa di Castelletto
Zamperini nella sua casa di Castelletto
Zamperini nella sua casa di Castelletto

L’ultimo reduce della Guerra di Russia di Brenzone compie 100 anni.

Il Gruppo Alpini di Brenzone ha organizzato per sabato prossimo, nella sala Nascimbeni di Castelletto, una grande serata di festa a partire dalle 20.30 in onore del suo associato più prestigioso, Andrea Zamperini, noto in paese come «El Nino Rabai».

Zamperini, nato a Brenzone, è l’ultimo reduce ancora vivente della Guerra di Russia, ed è ancora in buona forma. Abita in località Pasòla, a Castelletto. Ed è un «alpino da sempre», come lo definiscono i suoi concittadini, e «ha fatto parte della divisione Tridentina, del Sesto Reggimento del Battaglione Vestone, della Cinquantacinquesima Compagnia, la stessa dello scrittore Mario Rigoni Stern. Il quale, durante la ritirata di Russia, quando erano caduti tutti gli ufficiali, è stato anche il suo comandante», come ricorda Carlo Gaioni, appassionato storico di Brenzone.

Ma c’è di più: Zamperini ha anche il triste record di avere partecipato a ben tre campagne di guerra: il fronte greco-albanese, il fronte Occidentale, oltre alla campagna di Russia. È stato anche insignito della Croce di Guerra al Valor Militare perchè «...non curante del pericolo per l’imperversare del fuoco nemico... si portava nelle zone più intensamente colpite per portare soccorso ai feriti». La zona era quella di Erseka, nel sud-est della Albania, nel 1941.

«Durante la ritirata», ha ricordato Zamperini, «i miei compagni a migliaia, sfiniti, tentavano di seguirci, magari strisciando come se la salvezza fosse lì, lontano solo quattro passi. C’erano dei feriti in modo leggero, altri in modo medio o grave da trasportare e curare: cercavamo di coprirli alla bell’e meglio per evitare che si congelassero. Molti di loro, i più gravi, con grande dispiacere dovevamo abbandonarli altrimenti nessuno di noi sarebbe sopravvissuto».

Il ricordo si fa ancora più doloroso quando Nino Rabai ripensa a «quelli che scappavano, quelli che uscivano di senno, impazzivano dentro quella confusione disumana, infernale. Succedeva di tutto durante la ritirata, anche di dover camminare sui corpi dei nostri compagni morti. Il nostro era diventato un andare che era indipendente dalla nostra volontà e anche dalla resistenza fisica. La forza della disperazione ci faceva camminare per la voglia di tornare a casa».

Una forza che superava il freddo, la fame, il pericolo. «Come volle Dio», ha proseguito, «poi sfondammo l’accerchiamento russo e lentamente ci avviammo verso una speranza di salvezza». Salvezza che è poi valsa una tranquilla vita a Brenzone per l’alpino più noto nella comunità dell’alto Garda, e che ora le Penne Nere vogliono ricordare, festeggiare e onorare nel migliore dei modi.

«I ricordi della guerra», ha chiuso Zamperini, «sono i più dolorosi, quelli che ti scavano dentro. Spero che la gioventù di oggi non debba mai provare le sofferenze che ha provato la mia generazione in guerra».

Una volta rientrato a Castelletto, Nino Rabai ha cercato di voltare pagina lavorando per migliorare le condizioni del suo paese e contribuendo, in maniera determinante, a fondare l’oleificio, l’unico attivo oggi a Brenzone, e la Cooperativa Piccoli Produttori di Castelletto, che lo gestisce e fa la molitura dell’oliva per quasi tutti i produttori del territorio comunale.

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