<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Gestione profughi: il prefetto
convoca i sindaci di tutti i paesi

Alcuni richiedenti asilo accolti nel Veronese
Alcuni richiedenti asilo accolti nel Veronese
Alcuni richiedenti asilo accolti nel Veronese
Alcuni richiedenti asilo accolti nel Veronese

Sei riunioni convocate dal prefetto di Verona Salvatore Mulas per incontrare i sindaci dei 97 Comuni della provincia in vista dell’applicazione del «Piano nazionale di riparto». Vale a dire del progetto che ha lo scopo di far allargare l’accoglienza dei richiedenti asilo a ciascuno degli oltre 8mila Comuni italiani in numero proporzionale alla popolazione residente (tre posti di accoglienza ogni mille residenti). Le riunioni in prefettura sono spalmate in tre giorni: si partirà domani mattina con i 18 paesi della zona del Garda-Baldo e si proseguirà nel pomeriggio con i sindaci dei 16 Comuni di Valpantena, Lessinia e Val d’Illasi. Martedì toccherà ai Comuni della zona Valpolicella, del sud-ovest della provincia e del centro-sud in direzione Mantova. Il giro di audizioni si concluderà mercoledì con i Comuni della zona Transpolesana, est e sud-est.

Si tratta dei primi incontri sul tema profughi organizzati dalla prefettura con gli amministratori del territorio. Anche se l’oggetto della convocazione parla chiaro, nessun primo cittadino è in grado al momento di dire in che termini verrà proposta l’accoglienza, anche se dalle notizie diffuse a livello nazionale il Piano di riparto dovrebbe concretizzarsi in base all’adesione volontaria dei Comuni alla rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Una politica di condivisione con il territorio nata con lo scopo di evitare concentrazioni elevate di richiedenti asilo in pochi Comuni.

ALLA VIGILIA della riunione abbiamo raccolto il polso della situazione tra alcuni primi cittadini gardesani.

«Lazise è un paese turistico, le nostre strutture ricettive stanno viaggiando al massimo delle loro potenzialità e noi non abbiamo soluzioni da proporre», mette le mani avanti il sindaco di Lazise Luca Sebastiano. «Chiaro che se si decide qualcosa sopra la nostra testa ci adeguiamo, però per noi è improponibile avere delle aperture al di là di ciò che saremo costretti a fare». Quindi propone: «Bisogna cambiare in fretta la legge, in modo che le persone accolte possano diventare una risorsa per svolgere lavori socialmente utili». Chiusura anche da parte della sindaca di Peschiera Maria Orietta Gaiulli: «Mi riservo di sentire cosa ci diranno, ma se ci chiedono di accogliere, la mia posizione sarà contraria», anticipa, mantenendo fede alla posizione già espressa in passato. «Non abbiamo strutture adeguate, ma non siamo idonei ad accogliere anche perché non abbiamo personale che possa garantire insieme un’accoglienza dignitosa e la tutela della comunità».

«Il problema è maggiormente sentito perché siamo un paese turistico», rimarca Gaiulli, auspicando che la fascia gardesana continui ad essere una zona franca dagli arrivi. Disponibilità condizionata da parte dei primi cittadini di Castelnuovo Giovanni Peretti e di Cavaion Sabrina Tramonte. «Servono misure veloci e adeguate per capire chi ha davvero diritto a rimanere, ma la solidarietà è uno dei nostri princìpi ispiratori e siamo pronti a fare la nostra parte», premette Peretti. «Hanno sposato la causa del tre per mille, che per Castelnuovo significherebbe 39 persone accolte», riflette, «l’ho detto in tempi non sospetti che se tutti i Comuni avessero accettato richiedenti asilo avremo avuto meno problemi, invece oggi ci sono Comuni che ne hanno troppi e altri che non ne hanno».

La riunione in prefettura, dice, era attesa da tempo: «Noi sindaci ci eravamo incontrati in autunno e auspicavamo che la prefettura ci coinvolgesse nelle scelte. Servono coinvolgimento e intelligenza, perché sul territorio non abbiamo strutture facilmente occupabili». Cautela da parte della sindaca Tramonte: «Non si tratta di dire solo se li accogliamo o no, bisogna capire le modalità, perché c’è ancora molta confusione sul tema. Non abbiamo strutture disponibili e questo è un punto su cui serviranno risposte. Dopo l’incontro», conclude, «farò delle valutazioni con i mie consiglieri, perché il nostro è un lavoro amministrativo di squadra».

Katia Ferraro

Suggerimenti