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Garda, l’isola felice del commercio

Turisti sul lungolago del centro storico di Lazise
Turisti sul lungolago del centro storico di Lazise
Turisti sul lungolago del centro storico di Lazise
Turisti sul lungolago del centro storico di Lazise

Il turismo mantiene vivi i centri storici del Garda. Assicura incassi alle attività commerciale, garantisce vitalità fino a tarda sera. Tiene lontani i rischi di ritrovarsi in un paese dormitorio, anzi peggio, fantasma. Succede così, almeno fino a quando ci sono turisti. Poi, nella stagione invernale, spesso il volto di questi paesi cambia, diventa irriconoscibile, più vivibile per alcuni, troppo spento per altri. I comuni del lago non soffrono della malattia che da una decina di anni almeno si sta diffondendo a macchia d’olio nella provincia: causata dalla diffusione di grandi poli e centri commerciali, alimentata poi dalla crisi, ha provocato la chiusura dei tradizionali negozi di vicinato, servizio essenziale per i residenti di un paese, condizione necessaria per mantenere vivo in centro storico. Le amministrazioni ci provano a trovare un antidoto a questo male. Con scarsi risultati, a parte rare eccezioni. Ecco che in questo quadro il lago di Garda va controcorrente. E gli stessi sindaci lo ammettono: il merito è tutto del turismo. «Ogni albero che nasce fa ombra, mi hanno insegnato, quindi i centri commerciali qualcosa tolgono. Tuttavia Castelnuovo non ha risentito di questo fenomeno: le chiusure a cui ho assistito in questi anni sono state dovute all’età dei diversi commercianti, che una volta in pensione hanno abbassato le serrande», spiega il sindaco Giovanni Peretti. Il bilancio è in positivo, ci sono state delle aperture, ad esempio di recente a Cavalcaselle. «I problemi li registro a Sandrà, per questioni geografiche e storiche: qui è sempre mancata la cultura del commercio. Abbiamo quindi avviato un mercato di generi alimentari per andare incontro alle esigenze di alcune fasce di residenti, gli anziani ad esempio, che altrimenti erano privi di servizi essenziali». Peschiera i problemi ha dovuto affrontarli una decina di anni fa, quando l’arrivo dei centri commerciali, il più vicino a nemmeno dieci chilometri, aveva provocato la chiusura di alcuni negozi di vicinato. «Negli ultimi tempi abbiamo assistito invece all’apertura di alcune attività, per lo più di ristorazione, ma anche di abbigliamento, di antiquariato: negozi che hanno saputo specializzarsi rappresentando una comodità per gli abitanti che così possono farsi una passeggiata per il centro invece di dover prendere l’auto per fare acquisti», spiega il sindaco Orietta Gaiulli. Quello che sta nascendo a Peschiera è un centro commerciale a cielo aperto, «un progetto che era nel nostro programma elettorale», sottolinea, «e ci siamo riusciti grazie anche a iniziative che tengono vivo il centro storico, come spettacoli, feste, musica». Perché, per quanto il turismo sia un ingrediente fondamentale, per tenere vivi i centri storici l’intervento dell’ amministrazione è necessario, soprattutto nei mesi invernali quando di turisti sulle sponde gardesane non se ne vedono. «Capita che qualche grande iper e supermercato, visti i numeri di questo territorio, si faccia avanti nel tentativo di aprire. Ed è a questo punto che un’amministrazione deve scendere in campo: noi lo abbiamo sempre fatto e non abbiamo mai dato a queste catene la possibilità di insediarsi. In questo modo abbiamo dato alle piccole realtà la possibilità di sopravvivere», spiega il sindaco di Bardolino Ivan De Beni. «In dieci anni non ho assistito a chiusure di negozi o piccole realtà», aggiunge, «anzi alcune si sono ampliate. E il merito è del turismo che almeno sette mesi l’anno tiene vivo il commercio». Poi succede che nei mesi invernali di turisti non ce ne sono, «ma Bardolino non diventa un paese fantasma perché con i commercianti è stato concordato un piano di chiusure: nei mesi estivi concediamo loro di ampliare il plateatico ma in inverno non possono tenere le serrande abbassate per più di un mese. In questo modo, grazie anche alle iniziative che promuoviamo, il centro del paese resta vivo». CONFERMA Davide Bendinelli, sindaco di Garda: «Per i negozi il periodo di sofferenza, se così possiamo chiamarlo, dura solo un paio di mesi, durante i quali spesso i commercianti preferiscono chiudere. D’altra parte in inverno in paese si contano solo quattromila abitanti che possono godersi il lago. Insomma, io non parlerei di centro storico morto, lo definirei più vivibile, a misura d’uomo». «È normale che in inverno i commercianti, dopo aver lavorato 24 ore al giorno per sette mesi, chiudano: anche la domanda si riduce notevolmente», ammette Luca Sebastiano, sindaco di Lazise, che vede invece un vantaggio nella presenza dei centri commerciali, «così in inverno, se i negozi che restano aperti non bastano i residenti possono andare a pochi chilometri, ad Affi, e trovare tutto ciò che serve». A Malcesine cambiano i negozi, perché i prodotti che attirano un anno, dopo qualche stagione non vengono più richiesti, «ma di locali sfitti non ne vedo mai», commenta il vicesindaco Claudio Bertuzzi. E aggiunge: «La crisi si sente appena ci si allontana un poco dal lago. Inoltre noi non abbiamo centri commerciali vicini così in inverno, quando di turisti ce ne sono pochi, rimangono aperti i negozi di prima necessità per garantire i servizi ai residenti». Pastrengo, che invece è circondata da centri commerciali, è riuscito a mantenere vivi i servizi essenziali. E di conseguenza anche il suo centro: «Il commercio funziona bene, ci sono negozi che vendono prodotti di prima necessità e che funzionano», spiega il sindaco Gianni Testi. Va bene insomma, ma potrebbe andare meglio: «I commercianti dovrebbero fare rete tra loro, non guardare solo al proprio orticello. Ma fanno fatica e noi come amministrazione possiamo fare poco se non sostenerli nelle loro iniziative». •

Francesca Lorandi

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