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Esche killer, i veterinari dicono come difendersi

Un cane al guinzaglio addestrato nel riconoscimento delle esche avvelenate
Un cane al guinzaglio addestrato nel riconoscimento delle esche avvelenate
Un cane al guinzaglio addestrato nel riconoscimento delle esche avvelenate
Un cane al guinzaglio addestrato nel riconoscimento delle esche avvelenate

Quasi cinquecento like, decine e decine di commenti con oltre 870 condivisioni, solo sulla pagina facebook dell’Arena. La notizia dell’ allarmante successione di avvelenamenti di cani avvenuta nelle ultime settimane nell’area del Garda Baldo non ha lasciato indifferenti i lettori, che si sono scagliati contro i delinquenti che disseminano bocconi ed esche avvelenate, uccidendo gli animali. C’è qualcuno che suggerisce ai Comuni di installare telecamere nei punti più sensibili per scovare i colpevoli di queste crudeltà. C’è chi chiede come potersi difendere o come comportarsi nel malaugurato caso di sospetto avvelenamento. Il veterinario Franco Cicco - già direttore responsabile dell’unità operativa semplice dipartimentale dell’Ulss 9 Scaligera e oggi direttore sanitario dell’ambulatorio veterinario di Bardolino e specialista nelle cure a cani e gatti - precisa subito come ci possano essere anche avvelenamenti accidentali, causati per esempio da un inappropriato e incauto posizionamento di veleni per topi, che potrebbero essere ingeriti incidentalmente dagli animali. Ma spesso, purtroppo, si tratta di avvelenamenti volontari. Come quello, raccontato dallo stesso veterinario, avvenuto recentemente nella zona collinare dell’entroterra gardesano tra Bardolino e Lazise, dove un cane è morto dopo aver ingerito un boccone con Endosulfan, insetticida da anni bandito dal commercio. Un caso che si somma a quelli simili avvenuti a Malcesine, Torri del Benaco e Caprino, dove in un paio di episodi gli animali erano stati intossicati letalmente con l’Aldicarb, insetticida di cui è vietata la vendita. Per tentare di evitare di incappare in spiacevoli episodi di questo tipo, l’esperto consiglia ai proprietari degli animali: «I cani vanno liberati solo nelle zone attrezzate e sicure. In altre circostanze bisogna tenere sempre i cani al guinzaglio, specialmente se vengono portati in zone non battute. Meglio ancora se si aggiunge la museruola, per evitare l’ingerimento di qualsiasi possibile esca o sostanza avvelenata». Secondo il dottor Cicco vale la regola del «prevenire è meglio che curare». Quindi anche solo se per alcuni sintomi si sospetta un avvelenamento, meglio avvisare immediatamente un ambulatorio veterinario, piuttosto che improvvisare un intervento fai da te in extremis. «Non sempre far bere acqua e sale per farli vomitare migliora la situazione», afferma infatti Cicco. «Non far bere mai il latte», raccomanda. «Meglio invece portarli con urgenza al più vicino ambulatorio, magari avvolti in una coperta». Tra le procedure, lo specialista sottolinea l’importanza di avvisare dell’episodio i Comuni. «È fondamentale. Lo dico ai cittadini ma anche ai veterinari liberi professionisti», come prevede l’ordinanza ministeriale. Con una denuncia in mano infatti gli uffici comunali possono intervenire per esempio sistemando nei punti sensibili cartelli che avvisino della possibile presenza di esche avvelenate, come è accaduto per esempio a Malcesine e Torri. Una volta inviato il corpo dell’animale all’istituto zooprofilattico per le analisi, può esserci la segnalazione alla procura della Repubblica. Per Stefano Fertonani, direttore sanitario della Clinica veterinaria Verona Lago di Lazise, in queste ultime settimane i casi di avvelenamento sono in aumento. «Durante l’anno ci sono periodi altalenanti. Ultimamente il trend è in crescita. Pochi giorni fa», racconta, confermando l’episodio riportato dall’Arena, «sono arrivati in ambulatorio un cane da Caprino già privo di vita e un altro poco dopo in condizioni critiche, con tremori e convulsioni. Abbiamo lottato fino alla fine per tentare di salvarlo, ma purtroppo il veleno non gli ha dato scampo». In caso estremo, in via d’urgenza, il fattore tempo è fondamentale. Dice Fertonani: «Se la situazione è critica a quel punto far vomitare il prima possibile il cane con acqua e sale, o somministrare un paio di cucchiai di acqua ossigenata, per evitare che il veleno venga assorbito nell’ organismo. Ma è fondamentale portarlo con urgenza dal veterinario». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Emanuele Zanini

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