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Due giovani di Torri salvati sul Carega

Una fase dell’intervento notturno del Soccorso Alpino del Cai
Una fase dell’intervento notturno del Soccorso Alpino del Cai
Una fase dell’intervento notturno del Soccorso Alpino del Cai
Una fase dell’intervento notturno del Soccorso Alpino del Cai

Non li ha fermati un infortunio, la mancanza di allenamento o di attrezzatura, ma semplicemente... il buio. Di certo un po’ sprovveduti lo sono stati, i due ragazzi rimasti bloccati l’altra notte sul Carega, lungo il sentiero 108 bis, nell’area sopra il rifugio Scalorbi.

Ai due giovani, E.P. di Torri del Benaco e G.G. di Verona, 23 anni lui, 18 lei, si è spenta improvvisamente la lampada frontale. Batterie esaurite, e nessun ricambio: il tragitto è piombato nell’oscurità. Ma loro hanno capito subito che rischiare di scaricare pure i cellulari, accendendo la torcia, sarebbe stata una pessima idea. Infatti, provato inutilmente a riprendere il sentiero, ma sentendosi sempre più disorientati e sperduti, gli sfortunati escursionisti si sono «aggrappati» ai telefoni, che tra l’altro prendevano pochissimo, per lanciare l’allarme.

La richiesta d’aiuto sulla linea d’emergenza, partita poco dopo le 23, è rimbalzata tra il 115 di Vicenza, il 118 di Trento e, infine, il Soccorso alpino di Ala e di Verona. I ragazzi hanno spiegato di aver lasciato l’auto a Giazza attorno alle 17 e, partiti dal rifugio Revolto, di essersi incamminati con l’intenzione di raggiungere la Capanna Sinel, un bivacco a 1.990 metri nella parte nord trentina del Carega, per trascorrervi la notte in sacco a pelo. Non erano in grado di riferire, però, il numero del sentiero su cui si erano fermati, né la zona.

Ma i soccorritori sapevano che solo tre potevano essere gli itinerari intrapresi dai due ragazzi. I trentini hanno avviato la ricerca sui percorsi 108 e 108 bis, sulla parte occidentale. Le squadre veronesi, invece, hanno iniziato a perlustrare il sentiero europeo numero 5, dal rifugio Scalorbi al Fraccaroli, risalendo dalla Valle di Giaffa.

All’altezza dello Scalorbi, i volontari hanno acceso i lampeggianti e le sirene del fuoristrada, riuscendo ad attirare l’attenzione della coppia che, in realtà, non era molto distante. C’è stato un primo contatto vocale «a urla» tra le squadre di ricerca e i ragazzi. Anche i soccorritori trentini, di conseguenza, sono stati dirottatati in quella direzione, finché i due dispersi non sono stati individuati e raggiunti.

I due giovani erano incolumi: la disavventura ha provocato loro solamente un grande spavento, mentre soprattutto la ragazza era molto infreddolita. Sono stati riaccompagnati alla loro auto, a Giazza. L’operazione si è conclusa attorno alle 5 di mattina.

Spiega Alberto Corà, vice capo stazione del Soccorso alpino: «I ragazzi erano allenati e anche equipaggiati; ma un’escursione, soprattutto notturna, va preparata nei minimi dettagli: andava portata una batteria di ricambio, per sicurezza». L.CO.

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