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Dopo vent’anni
il rifugio chiude
durante l’inverno

Il rifugio Fiori del Baldo: per oltre vent’anni ha tenuto aperto tutti i giorni, dodici mesi all’anno
Il rifugio Fiori del Baldo: per oltre vent’anni ha tenuto aperto tutti i giorni, dodici mesi all’anno
Il rifugio Fiori del Baldo: per oltre vent’anni ha tenuto aperto tutti i giorni, dodici mesi all’anno
Il rifugio Fiori del Baldo: per oltre vent’anni ha tenuto aperto tutti i giorni, dodici mesi all’anno

Per oltre vent’anni anni ha tenuto aperto tutti i giorni, per dodici mesi all’anno. Ha offerto un pasto caldo o un semplice caffè alle migliaia di escursionisti e appassionati di montagna di passaggio durante le camminate lungo le pendici del Baldo. Un autentico punto di riferimento, almeno fino a poche settimane fa. Poi lo stop. Il rifugio Fiori del Baldo ha chiuso, almeno fino a fine marzo. È la prima volta nella sua storia.

Per capire i motivi della chiusura bisogna ripercorrere alcune tappe della storia della struttura ricettiva – a 1.850 metri di altitudine, sulla cima vicino a Costabella, non distante dalla stazione di arrivo della funivia di Prada – ricostruita in muratura nel 1994 sulle rovine dell’ex rifugio Cornetto distrutto da una tromba d’aria nel 1984. I Fiori del Baldo è a conduzione familiare: offre 25 coperti e 16 posti letto. Ed è proprio a causa delle diverse visioni interne alla famiglia sulla gestione della baita che si è arrivati alla decisione di chiudere. Intanto per sei mesi.

LA LICENZA dell’attività ricettiva è intestata a Cinzia Gaspari, che dal 1999 ha ricevuto in comodato d’uso gratuito la struttura - rinnovabile ogni cinque anni (prossima scadenza nel 2018) - dai vecchi proprietari, cioè i suoi suoceri, Anna Maria Montanari e Adriano Oliboni, che hanno in usufrutto a vita e gestiscono lo stabile in cui vivono tuttora e dove, fino a poche settimane fa, lavoravano tutto l'anno. Moreno Oliboni, marito di Cinzia Gaspari e figlio della coppia che ha in gestione la baita, è invece il proprietario della nuda proprietà, cioè dei muri.

All’interno della famiglia si sono scontrate due visioni gestionali molto diverse: da una parte quella di Cinzia Gaspari e Moreno Oliboni, che vorrebbero chiudere il rifugio nei giorni infrasettimanali nel periodo invernale ma comunque dargli un nuovo impulso. Dall’altra quella di Anna Maria Montanari e Adriano Oliboni, che invece vogliono tenerlo aperto tutto l’anno. Due filosofie inconciliabili che hanno portato alla decisione di chiedere al Comune la sospensione della licenza almeno fino a fine marzo. Anche se l’interruzione dell’attività potrebbe essere prolungata. Sulla vicenda - complessa quanto delicata - i diretti interessati, seppur rammaricati, preferiscono non commentare.

LA NOTIZIA della chiusura dello storico rifugio non ha però lasciato indifferenti i moltissimi appassionati e frequentatori del Baldo, che si augurano una prossima riapertura. A partire da Maurizio Marogna, amico personale di tutta la famiglia coinvolta nella vicenda, grande conoscitore del Baldo su cui ha realizzato un circuito di sentieri che ruota attorno alle cime dove si trova la struttura ricettiva. «È un peccato che il rifugio sia chiuso. La struttura rimane un indiscusso punto di riferimento per tutti gli escursionisti, in ogni periodo dell’anno», sottolinea. «Auspico che si trovi una soluzione e riapra il prima possibile per tornare a far godere a tutti un luogo meraviglioso e strategico per le camminate lungo le creste del Baldo».

D’accordo un altro amico di famiglia, Luigi Baldi, commercialista. «Piange il cuore vederlo chiuso. Speriamo che le due visioni contrapposte arrivino a un compromesso e trovino un punto d’incontro». Anche i gestori di altri rifugi sul Baldo sono rammaricati. «Dispiace molto», esordisce Matteo Calzà, che ha in gestione con il socio Nicola Angelini il Chierego, situato a poche centinaia di metri dal Fiori del Baldo e che nel periodo invernale tiene aperto solo nei fine settimana. «Per noi non cambia molto a livello gestionale, a parte un incremento di presenze alla domenica. Invece per la montagna è una grave perdita. Per gli escursionisti è un punto d’appoggio importante che viene a mancare».

Concorde Alessandro Tenca, gestore del rifugio Barana Telegrafo, che però aggiunge: «Il territorio deve ancora percepire i reali disagi che questa chiusura potrebbe comportare. La mancanza si sentirà all’arrivo della neve con un punto di ritrovo in meno per chi frequenta il Baldo anche d’inverno». Tenca poi guarda più in là e sottolinea che «sarebbe assurdo ritrovarsi con il Fiori del Baldo chiuso proprio quando la riapertura della funivia sembra più vicina».

Il sindaco di San Zeno di Montagna Maurizio Castellani conferma che in municipio è stata provvisoriamente consegnata la licenza dell’attività, ma è fiducioso che le cose si sistemeranno. «Perdere un rifugio, seppur provvisoriamente, non è piacevole. Ma sono ottimista per la riapertura in primavera».

Con la chiusura della struttura di Costabella appare incerto anche il futuro dell’osservatorio meteorologico, situato a fianco del Fiori del Baldo. Gabriele Lazzarini, presidente dell’associazione Meteo Monte Baldo di cui fa parte anche Luca Panziera e lo stesso Moreno Oliboni, comunque conferma che «al momento la stazione meteo funziona e ci è stata assicurata l’energia elettrica. Mi auguro che le controversie si risolvano quanto prima».

Emanuele Zanini

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