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Dal lago alla farm
Mario in Australia
è il re delle arance

Mario Brighenti con il riconoscimento della Camera di Commercio
Mario Brighenti con il riconoscimento della Camera di Commercio
Mario Brighenti con il riconoscimento della Camera di Commercio
Mario Brighenti con il riconoscimento della Camera di Commercio

Ha creato un impero dal nulla, lavorando tanto, facendo tesoro di quanto gli è stato tramandato dai genitori. E la sua fama ha oltrepassato l’Oceano, approdando, dall’Australia, in Piazza Brà. Il 24 gennaio la Camera del Commercio di Verona ha assegnato il «Premio Fedeltà al lavoro, del progresso economico e del lavoro veronese nel mondo», anche a Mario Brighenti, 69 anni, di Griffith (Australia) iscritto all’Associazione Veronesi nel Mondo.

Per lui è stata una «grande ed inattesa soddisfazione» che ora si unisce anche alla «gioia» di trovarsi per alcuni giorni in Italia, a Brenzone, dove ha le sue radici. Brighenti è ospite della cugina Anna Brighenti, titolare dell’Hotel Brenzone, un posto e un mondo che ama e che concretizza quello che, fino al 1991, Mario aveva vissuto solo nei racconti della madre Alide Pedrocchi e del padre Giuseppe.

Loro emigrarono nel 1938, per lavorare, nel piccolo villaggio di Lake Wyangan, vicino a Griffith. Da dipendente, Giuseppe arrivò ad acquistare una sua azienda agricola dove esordì coltivando la vite. Poi, dopo un’inondazione, altra frutta ed arance. Mario è ora a capo dell’azienda Sumar Produce PTY LTD, sorta di impero dell’arancia che impiega annualmente, oltre alla figlia Johanna e al figlio Bart, una sessantina di dipendenti. L’agrume viene coltivato, confezionato ed esportato in moltissimi Paesi: «In Giappone, America, India, Gran Bretagna e altri, ma non in Italia», sorride Mario pensando alle nostre produzioni e «considerate le diverse leggi del mercato europeo».

Brighenti, 25 anni fa, acquistò 1000 acri di terra dei quali 400 ad aranceto. Nel clima desertico che caratterizza Griffith, le arance maturano praticamente sempre: «Quelle da mangiare da giugno a novembre e quelle da spremuta da novembre a giugno», spiega. «Inoltre, grazie alla produzione continua, che garantisce un prodotto sempre fresco, siamo riusciti a crearne uno nuovo: un succo che imbottigliamo in contenitori di plastica nei quali, senza aggiungere conservanti, si mantiene naturalmente per un mese e mezzo. Una grande soddisfazione che sta dando ancora più lustro alla nostra ‘farm’ dove coltiviamo anche più qualità di mandarini e limoni». Una «farm» che Mario deve amare particolarmente visto che il nome, «Suman», è la sintesi del nome della moglie Susan e del suo, Mario.

Solo nel 1991 Mario ha potuto vedere Brenzone: «Sono arrivato con mio padre ed è stato come rendere reale un sogno, quello che lui tratteggiava nei suoi racconti. Parlava sempre di questo posto e, quando finalmente l’ho visto, ho scoperto che è un giardino, lindo, con innumerevoli paesaggi, tanto diverso dalla sconfinata e polverosa piana di Griffith. Amo l’Australia perché ci sono nato ed ho la mia famiglia, ma amo anche questo luogo magnifico, dove ho le mie radici. Sono stato a Campo, dove c’è ancora la casa diroccata di mia madre, e a Marniga, dove c’è quella ristrutturata del papà. Ho conosciuto gente e quando arrivo tutti mi fanno festa». Stavolta è venuto per essere onorato: «Il riconoscimento ricevuto alla Gran Guardia, nella bellissima Piazza Bra a Verona, è stato inaspettato e gradito: un dono», dice.

Fernando Morando, presidente dell’Associazione Veronesi nel Mondo - il cui segretario è Paolo Marconi - aggiunge: «Il premio della Camera del Commercio si chiama ‘Premio fedeltà al lavoro’ perché è riconosciuto a chi ha lavorato una vita, ottenendo grandi risultati. Mario, dopo il padre che visse fino a 99 anni lavorando duramente, ha saputo concretizzare quell’esperienza aprendo un’azienda che impiega molte famiglie e porta alto il nome dei veronesi nel mondo. Perché lui è uno dei tanti veronesi che, nel mondo, si sono distinti». Un marchio veronese di Mario, oltre alla gran voglia di lavorare e l’attaccamento ai valori della famiglia, è la lingua che parla quando è a Brenzone: «Sono nato in Australia per cui la mia lingua madre è l’inglese ma con i miei genitori ho sempre parlato il dialetto veronese. È quel dialetto antico che, ancora oggi, uso quando vengo a Brenzone. L’italiano, anche se lo capisco, non lo so parlare correttamente». B.B.

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