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«Così potrò raggiungere di nuovo i miei fedeli»

Il gruppo che ha consegnato l’automobile a padre LouisPadre Louis sorride nell’auto che gli è appena stata regalata
Il gruppo che ha consegnato l’automobile a padre LouisPadre Louis sorride nell’auto che gli è appena stata regalata
Il gruppo che ha consegnato l’automobile a padre LouisPadre Louis sorride nell’auto che gli è appena stata regalata
Il gruppo che ha consegnato l’automobile a padre LouisPadre Louis sorride nell’auto che gli è appena stata regalata

La solidarietà dei cavaionesi verso le popolazioni terremotate viaggia su una Fiat Punto bianca. Da Sega di Cavaion fino ad Arquata del Tronto, nelle Marche. Per finire nelle mani di padre Louis, congolese, da cinque anni pastore della comunità marchigiana alle prese con le tragiche conseguenze del terremoto che ha scosso tutto il Centro Italia. L’auto è stata acquistata a Verona grazie a una veloce ed efficace gara di solidarietà partita a Sega e allargatasi a macchia d’olio. Alla raccolta fondi hanno contribuito parrocchiani ma anche abitanti dei paesi limitrofi alla frazione cavaionese, associazioni di Sandrà e Bure di Valpolicella, famiglie.

La macchina è stata consegnata al sacerdote direttamente dal parroco di Sega, don Gianfranco Salamandra, e da alcuni amici. Nel loro viaggio di solidarietà nelle Marche, inoltre, hanno portato alcuni aiuti economici per sei famiglie di Arquata che la parrocchia cavaionese ha «adottato» e sostiene in modo continuativo.

«Siete molto generosi con me e con noi, grazie per la carità che ci state dimostrando», afferma padre Louis stringendo la mano a don Salamandra e salendo sulla sua nuova macchina. Padre Louis ha perso chiese, canonica e pure la sua vecchia automobile, finita sotto le macerie. Ora con la Punto può raggiungere i suoi fedeli rimasti senza abitazioni, affetti e riferimenti. «Lontani da casa, sparsi qua e là, soffrono molto», dice. Può star loro vicino e abbracciarli, ascoltarli, seguirli spiritualmente, aiutarli a sentirsi ancora comunità. Fino ad agosto lui guidava un’unità pastorale formata da sette chiese, più la «chiesa madre» di Arquata. Il comune, in totale, conta 12 frazioni e meno di mille abitanti. Adesso non ci sono più, le chiese, o sono comunque inagibili. Non c’è più nulla. I paesi sono paesi fantasma, dove non abita più nessuno. «La maggior parte delle famiglie ha trovato una sistemazione negli alberghi di Porto d’Ascoli, dove i bambini delle scuole dell’infanzia e primaria, come i ragazzi delle medie, hanno ripreso l’anno scolastico», spiega padre Louis. Altre sono a Martinsicuro, però. E altre ancora a San Benedetto del Tronto. «La macchina mi è di grande aiuto», continua. «Tutti stanno bene, sulla costa, ma non vedono l’ora di tornare a casa. Alcune famiglie sono felici e altre no, perché manca loro moltissimo la casa, il paese. Ad alcune persone», continua il sacerdote, «pesano persino le temperature più miti. Dicono che qui al mare fa troppo caldo e ripetono “Siamo gente di montagna, noi, abituata al freddo”. Altri dicono che questa vita non è la loro vita: si fa una passeggiata e poi niente, si rimane nella disoccupazione. Ci vuole tempo, pazienza. Non è facile. Per questo è importante l’accompagnamento spirituale di noi sacerdoti». Lo spirito viaggia anche su quattro ruote, ora. Quelle di una Punto bianca donata dai veronesi. C.M.

Camilla Madinelli

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