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«Corsia preferenziale per il vicesindaco»

L’immobile del vicesindaco e della sua parente
L’immobile del vicesindaco e della sua parente
L’immobile del vicesindaco e della sua parente
L’immobile del vicesindaco e della sua parente

La «modifica allo stato di conservazione» di un’abitazione del vicesindaco e di una sua parente scatena una bagarre in consiglio. La bagarre, con accuse pesantissime, si è innescata quando la maggioranza guidata dal sindaco, Tommaso Bertoncelli, ha portato la proposta di «declassamento» dell'immobile di proprietà del vicesindaco, Aldo Veronesi, e di una sua parente. «A metà ottobre», ha esordito il primo cittadino, «è pervenuta la richiesta di due privati (Aldo Veronesi e Maria Teresa Veronesi, ndr) di modificare lo stato del fabbricato che si trova nella zona Pai, Piano di assetto idrogeologico, a Marniga. Esiste un Piano di recupero dei centri storici che, a Brenzone, risale al 1988. Ai sensi dell'articolo 12 di quel piano», ha proseguito, «è stato richiesto di declassare l'immobile, che ha uno stato di conservazione classificato come mediocre, e quelli fisico e igienico precari già dal 1988. I privati hanno chiesto la valutazione del consiglio per avere il declassamento, demolire l’immobile e ricostruirlo altrove». L'articolo 12 della norma è così formulato: «La classificazione degli edifici secondo lo stato di attuazione statica-fisica-igienica può essere modificata dal consiglio comunale su presentazione di idonea documentazione all'istanza tendente a ottenere la concessione ad edificare». In pratica, il vicesindaco e la sua parente avevano chiesto il declassamento dell'edificio, che è oggettivamente pericolante, per demolirlo e ricostruire in altro luogo diverso dalla zona Pai, definita di «frana attiva» e non passibile di recuperi né di restauri, ma solo di messa in sicurezza degli edifici ammalorati. Il consiglio doveva esaminare l’eventuale riclassificazione dello stato dell'edificio da «mediocre» a «precario». La minoranza è partita però all'attacco. «Negli ultimi 15 anni», ha detto Davide Benedetti, «non è stato consentito a nessuno di fare operazioni-deroga simili. Eppure altri 18 privati hanno edifici pericolanti in varie zone, ma a loro è stato risposto che saranno oggetto di una successiva delibera e nessuna pratica è stata evasa». «Nel caso del vicesindaco, invece», ha proseguito, «il 17 ottobre 2018 è stata protocollata la domanda, il 31 ottobre è stata depositata un’integrazione e nello stesso giorno è stata redatta la bozza di delibera consigliare. Bozza che, solo per caso, è arrivata in consiglio ma era già pronta da almeno due sedute. Perché in questo caso c'è stata una corsia preferenziale mentre per i comuni cittadini non c'è altrettanta celerità dell'ufficio tecnico che, solitamente, è talmente oberato da rimandare le pratiche anche di mesi o anni?». A rincarare la dose hanno pensato i colleghi Paolo dall'Olio e Michela Donatini. «Sto aspettando un’autorizzazione per una finestra di 40 centimetri da due anni», ha detto Dall'Olio, «ma le pratiche dei cittadini sono impantanate. Questa no, perché? O si prende in mano la situazione di tutti o anche questa deve aspettare». Dalla minoranza hanno fatto poi notare: «L'amministrazione avrebbe anche potuto far fare un’ulteriore perizia sull'immobile senza tenere per buona solo quella presentata dai privati che, peraltro, non vogliamo mettere in dubbio». Dura la replica del sindaco. «Non si fa alcuna deroga per questo caso», ha detto. «Negli altri 18 casi, invece si chiedeva proprio di derogare alla legge, mentre questa pratica ha tutti i requisiti per poter fruire della norma vigente. «Quella legge va applicata a chiunque la richieda, se ci sono i presupposti, quindi non c'è alcun favoritismo. L'edificio è realmente fatiscente e può crollare. La zona Pai impedisce di poterci mettere mano e, legittimamente, viene chiesto di poter abbattere per ricostruire fuori da un’area con protezioni elevatissime». E sulla rapidità dell'ufficio tecnico? «So per certo», ha detto il sindaco, «che i due privati è da maggio 2018 che si rapportano con gli uffici. Tanto che i tecnici hanno fatto tutte le verifiche del caso. «Questa vicenda viene oggi strumentalizzata con l'evidente fine di arrecare danno al vicesindaco in vista della campagna elettorale, anche se la minoranza sostiene l'esatto contrario, e cioè che avrebbe fatto le stesse osservazioni per chiunque avesse presentato la domanda. Se un privato ha diritto di usufruire di una legge, noi abbiamo il dovere di agire sennò non espletiamo un nostro compito». La minoranza ha abbandonato l'aula per non votare la delibera, che è quindi passata coi soli sei voti a favore dei consiglieri di maggioranza presenti. •

Gerardo Musuraca

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