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Cimice asiatica, flagello della pianura e dei raccolti

Il vicepresidente di Confagricoltura Verona Pietro Spellini mostra i danni della cimice sulle pere
Il vicepresidente di Confagricoltura Verona Pietro Spellini mostra i danni della cimice sulle pere
Il vicepresidente di Confagricoltura Verona Pietro Spellini mostra i danni della cimice sulle pere
Il vicepresidente di Confagricoltura Verona Pietro Spellini mostra i danni della cimice sulle pere

La cimice asiatica, comparsa l’estate scorsa, si moltiplica a livello esponenziale e la sua presenza si vede ora in modo tangibile: l’insetto devasta pesche, pere e ortaggi in pianura dal Villafranchese a Zevio.

Confagricoltura conta danni fino al 50 per cento dei raccolti, opera di un nemico dal quale è difficile difendersi.

La Halyomorpha halys, questo il suo nome scientifico, sta attaccando i frutteti soprattutto, devastandoli. A Villafranca provoca danni su pesche e pere, a Zevio punta sugli ortaggi e si teme per le mele, la cui stagione è alle porte.

«Gli insetti dalla primavera si sono riprodotti in modo incredibile e ora si vedono a occhio nudo su tutte le piante», spiega Andrea Foroni, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Verona e Veneto. «In questo momento stanno attaccando soprattutto le pesche, succhiando il tessuto dei frutti in formazione che causa un effetto sughero con deformazione e marcescenza. Le pesche colpite sono immangiabili e invendibili. Inoltre stanno comparendo le prime punture sulla scorza dei kiwi, soprattutto la tipologia gialla. Talvolta cadono anche i frutti. Si salva solo chi ha installato le reti chiuse anti-insetti».

Conferma il vicepresidente Pietro Spellini, che sta subendo molte perdite nei suoi frutteti di pere alle Fornaci di Villafranca: «Il 20 per cento delle Abate è da buttare», racconta sconsolato. «Nel mio caso, con una produzione media, la cernita non è conveniente e dovrò mandare tutto all’industria. Per ora le mele non vengono colpite, mentre ci sono danni alla soia e agli ortaggi coltivati all’aperto. Si salva chi coltiva in tunnel o con le reti lunghe, che però richiedono ingenti investimenti che molte aziende non possono permettersi, lavorando da molti anni in perdita. I trattamenti non hanno grandi effetti: siamo di fronte a un nuovo nemico e non sappiamo come difenderci».

Originaria dell’estremo Oriente, la cimice asiatica è arrivata negli Stati Uniti nel 2010, causando danni alle produzioni agricole per 37 milioni di dollari. In Italia è giunta successivamente, seguendo le vie commerciali, intrufolandosi in scatoloni, cassette e bancali. Nel 2016 l’insetto, che si riproduce quattro volte quella nostrana, ha procurato un danno stimato dal 20 al 40 per cento della produzione al comparto delle pere emiliano. Non ha antagonisti naturali: sverna nelle case e negli anfratti riparati, quindi da marzo a fine estate continua a fare uova e si riproduce in maniera massiccia.

Una cimice può fare fino a 200 uova e si sposta velocemente, in sciame, percorrendo anche cinque chilometri al giorno. M.V.A.

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