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Proposta impossibile

Christo attira le folle
E se lo rifacesse
sul lago di Garda?

Ipotetica passerella nel golfo di Garda
Ipotetica passerella nel golfo di Garda
Ipotetica passerella nel golfo di Garda
Ipotetica passerella nel golfo di Garda

D’accordo, un simile progetto, sul Garda, non è nemmeno ipotizzabile e per questo il più grande lago italiano non è stato neppure preso in considerazione: venti e correnti avrebbero ostacolato ogni tentativo di posare una passerella come quella ideata da Christo per il lago d’Iseo.

Lo ha spiegato lo stesso artista bulgaro, in un’intervista al Corriere della Sera: «Conosco molto bene i laghi lombardi, ci sono stato più volte con Jeanne Claude (sua moglie, con la quale ho condiviso le realizzazioni di “land art”, ndr). Dopo averli visti tutti e aver fatto vari sopralluoghi, due anni fa ci siamo decisi: il posto ideale sarebbe stato l’Iseo. Un lago quieto, non come il Maggiore o quello di Como». Il Garda scartato in partenza, dunque.

Naturale, però, che i benacensi rosichino. E chi non lo farebbe quando il lago «cugino» richiama quotidianamente da una decina di giorni decine e decine di migliaia di persone, disposte a ore di code e a camminate di chilometri pur di solcare almeno una volta «The Floating Piers» da Sulzano a Monte Isola e da lì approdare all’isoletta di San Paolo?

La passeggiata è gratuita, ma vuoi mettere? I «pellegrini» di Christo pagano parcheggi (e multe), bus navette, treni, sono una benedizione per bar, pasticcerie, fornai, ristoranti, gelaterie e mercatini alimentari. Acquistano gadget (i campioncini di tessuto aranciogiallo che riveste il ponte, almeno quelli, vengono regalati), T-shirt, ricordi e ricordini. E sono formidabili promoter del lago d’Iseo: milioni di immagini e video che rimbalzano dai cellulari ai computer e si moltiplicano all’inverosimile. Un investimento colossale per il lago d’Iseo.

Hai voglia di dire che l’euforia è del momento, effimera come il ponte che lentamente sparirà alla vista dal 4 luglio. L’onda si prennuncia lunga: come sarà, il lago, una volta privato di quelle figure geometriche? Se lo chiedono più o meno tutti, ripromettendosi di tornare quando le acque si saranno calmate, mettendo a confronto il ricordo della passerella e il presente. E spenderanno altri soldi per il parcheggio, il traghetto, un caffè, un panino...

«Volevo agire sul desiderio e sulla curiosità delle persone», ha spiegato Christo nell’intervista citata. «Qui non si è persi dentro una realtà virtuale, c’è vero sole, vero umido, vera pioggia, vero vento, non c’è la riproduzione di un’immagine appiattita».

Obiettivo centrato: la curiosità è stata tale che giorno dopo giorno i visitatori sono aumentati, nonostante treni e navette li lasciassero a piedi e gli orari siano stati ridotti, facendo sentire privilegiato chi è riuscito ad arrivare alla meta nelle prime notti al chiaror di luna.

E poi c’è un fatto: «The Floating Piers» non avrebbe avuto così tanto successo se le persone non si sentissero loro stesse protagoniste dell’ opera, non vivrebbe la sua pur breve esistenza se avesse solcato solitario le acque. Momenti di gloria da assaporare insieme, premiati dopo la fatica di arrivare, mettersi scalzi e passeggiare sul lungo tappeto dorato, dove le pieghe del tessuto e le orme producono giochi di colore.

«Non sono invidioso», dice qui sotto Ivan De Beni, sindaco di Bardolino. Ma ammette che il genio di Christo è stato un colpaccio per il lago d’Iseo. E medita di prendersi una rivincita che per forza di cose non potrà che essere parziale, ma non scopre le carte svelando in anteprima i suoi progetti.

Una cosa è certa: posando le sue passerelle, Christo ha sollevato questioni, sollecitato discussioni su che cosa può essere o non dev’essere l’arte («Spesso importuno chi la ama ma la preferisce confinata in musei e gallerie, luoghi asettici o protettivi»), ha provocato reazioni, suscitato consensi e dissensi. E soprattutto, per quel che può interessare il Garda, ha dimostrato che la promozione turistica può percorrere altre strade rispetto a quelle tradizionali.

Un ponte aranciogiallo, per esempio.

Andrea Sambugaro

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