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Canoni, la spunta il Comune
«Venezia versi gli arretrati»

Un decreto ingiuntivo da circa 570 mila euro per arrivare finalmente a recuperare i soldi arretrati dovuti dalla Regione al Comune per i canoni demaniali extraportuali. E’ questo quanto il Comune di Brenzone è riuscito ad ottenere dal Tribunale di Verona dopo un iter giudiziario durato oltre 7 mesi, portato avanti dall’avvocato Marina Giordani. Alla fine del 2015, complice la crescente protesta dei Comuni lacustri per i mancati incassi e viste le minacce di agire legalmente, la Regione aveva modificato la norma sulla riscossione dei canoni demaniali per gli spazi acquei affidando direttamente ai Comuni la riscossione degli incassi per le aree extraportuali.

Il gruppo consiliare di Forza Italia, composto dal veronese Massimo Giorgetti, da Elena Donazzan e da Massimiliano Barison, con un blitz aveva fatto inserire nella Finanziaria Regionale un emendamento con quanto richiesto e, fino a quel momento, mai realmente preso in considerazione dalla Regione. Eppure, prima dell’emendamento e dopo le iniziative dell’allora sindaco di Peschiera, Umberto Chincarini, poi del consigliere regionale Stefano Valdegamberi e, infine, dopo di lui, anche di Andrea Bassi come primo firmatario assieme ai colleghi Stefano Casali (Lista Tosi), Giovanna Negro (Veneto del Fare), Orietta Salemi (Pd) e Manuel Brusco (M5s), i sindaci avevano detto chiaramente di volere recuperare quanto dovuto e mai pagato dagli uffici regionali.

Adesso il primo cittadino di Brenzone, Tommaso Bertoncelli, è riuscito a spuntarla e a farsi dare dal magistrato Claudia Dal Martello il decreto.

«Rilevato che, dai documenti prodotti, il credito risulta certo, liquido ed esigibile», ha scritto il magistrato, «e considerato che sussistono le condizioni previste dall'articolo 633 e seguenti del Codice di procedura civile...ingiunge alla Regione Veneto di pagare, entro 40 giorni dalla notifica, la somma di 569 mila 258,94 euro, gli interessi e le spese di questa procedura di ingiunzione, liquidate in 870 euro per esborsi e in 6 mila 256,57 euro per compenso e rimborso forfettario, oltre i.v.a., se dovuta».

Insomma: una vittoria con tanto di condanna alle spese che è un segnale molto forte dato dal Comune alla Regione. Ora la Regione potrà fare opposizione al decreto ingiuntivo, ma il messaggio che parte da Brenzone è di quelli inequivocabili: «Venezia deve rispettare i Comuni e cambiare registro», dicono dall’alto lago. «Un bel segnale», ha spiegato Tommaso Bertoncelli, «che evidenzia come vi sia stata una grave mancanza della Regione in questi anni. Quanto attestato dal giudice è sacrosanto. Spiace constatare che i numerosi solleciti inviati in Regione siano rimasti senza riscontro e che, per sistemare un torto, si sia dovuti ricorrere alla magistratura». E ancora: «Da quest'anno, grazie forse alla modifica normativa, non ci sono stati problemi con i canoni demaniali ma, dal punto di vista contabile, purtroppo non i tratta di nuove entrate. I soldi sono stati impegnati e spesi in tutti questi anni. Quando la Regione verserà quanto dovuto si andrà unicamente a migliorare la situazione di anticipazione di cassa del comune».

Brenzone non è comunque stato l’unico a rivolgersi all’avvocato per ottenere giustizia: anche Bardolino, Torri e Peschiera hanno fatto la stessa cosa.

Il totale del credito vantato da cinque degli otto centri rivieraschi nei confronti di Venezia è stato calcolato in oltre tre milioni e 500 mila euro secondo le amministrazioni locali, meno invece secondo la Regione. Ma il giudice, per Brenzone, ha attestato la correttezza dei conti fatti.

Gerardo Musuraca

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