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Caccia ai cinghiali,
in arrivo
i centri di raccolta

Anna Maggio, comandante della polizia provinciale
Anna Maggio, comandante della polizia provinciale
Anna Maggio, comandante della polizia provinciale
Anna Maggio, comandante della polizia provinciale

La notizia del cinghiale che alcuni giorni fa ha ucciso un cane da ferma, a poche centinaia di metri dal centro di Lumini, frazione di San Zeno di Montagna, ha riacceso le polemiche sulla massiccia presenza degli ungulati sul Baldo e sulle devastazioni causate sui pascoli e terreni montani. Ora, i tecnici della Provincia fanno chiarezza su come è possibile intervenire per arginare il fenomeno. Anna Maggio, dirigente del corpo di polizia provinciale, e Ivano Confortini, funzionario responsabile del Servizio tutela faunistico-ambientale della Provincia, confermano che sul Baldo non è possibile cacciare i cinghiali. A determinarlo è una delibera della Regione che non permette di sparare, mentre è possibile in Lessinia, in via sperimentale, secondo i regolamenti del piano faunistico regionale. Da alcuni mesi, spiegano i funzionari provinciali, è stata emessa una delibera provinciale che fa riferimento ad indirizzi espressi dalla Regione con un piano di controllo dei cinghiali che prevede l'eradicazione della specie, con abbattimenti senza limiti massimi di esemplari. Per farlo, è possibile creare dei centri di raccolta in cui i cacciatori possono conferire i corpi degli animali. Per realizzarli, spiegano dalla Provincia, è sufficiente predisporre uno stabile in cui siano presente pavimenti e pareti lavabili, una cella frigorifera e acqua corrente fredda e calda. Qui è possibile portare gli animali catturati e sottoporli ad una visita di un veterinario che dopo tre giorni può rilasciare una concessione al cacciatore a cui vengono lasciati i resti dell'ungulato. La struttura può essere realizzata in loco e gestita dagli stessi cacciatori, previa autorizzazione. «I comprensori dei vari territori», spiega Maggio, «possono formare delle squadre specializzate e proporre un'uscita che viene autorizzata dalla Provincia con l'obiettivo di sviluppare i piani di controllo al cinghiale. Ma non può farlo chiunque: devono essere selezionate persone abilitate ad eseguire tali interventi». In questo modo, sottolineano dagli uffici provinciali, si offre un'alternativa alle modalità che per anni si dovevano seguire e che prevedevano di portare le carcasse degli animali in una struttura di macellazione, privata, convenzionata, situata in Lessinia, a Cavalo, frazione di Fumane. Si vedrà nei prossimi mesi e anni se questa sarà la soluzione per limitare i danni provocati dagli ungulati. «Nel Veronese non ci sono ancora centri di raccolta, sebbene alcuni comprensori locali si stiano muovendo, sia in Lessinia che sul Baldo, a partire da Brenzone», spiega Confortini. «Ma anche Rivoli e Caprino, e altri Comuni stanno dimostrando interesse al riguardo. Tuttavia, sulla scelta di cacciarlo o meno, è la Regione che decide». •

Emanuele Zanini

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