<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
SULLE SPIAGGE DEL GARDA

Burkini sì o no
«Lasciamo
libere le donne»

Federico MarcatoIvan Carletti Ivana SilvestriMirella Salvini
Federico MarcatoIvan Carletti Ivana SilvestriMirella Salvini
Federico MarcatoIvan Carletti Ivana SilvestriMirella Salvini
Federico MarcatoIvan Carletti Ivana SilvestriMirella Salvini

Sdrammatizzando un po’ e giocando con il significato delle parole, si può dire che il dibattito in corso sulla possibilità di vietare l’uso del burkini (la tenuta balneare delle donne islamiche) sia in tutti i sensi un problema di costume, oltre che religioso. Alcuni sindaci francesi l’hanno vietato sulle spiagge di loro competenza, ottenendo l’ appoggio del premier Manuel Valls. Il nostro ministro dell’Interno Angelino Alfano ha invece invitato alla cautela, sostenendo che una risposta restrittiva potrebbe diventare «una provocazione potenzialmente capace di attirare attentati».

Un dibattito anche «nostrano», sebbene sulle spiagge gardesane sia abbastanza raro vedere donne in burqa o burkini. Abbiamo raccolto l’opinione tra i bagnanti che affollano la spiaggia di Garda. «Ognuno può vestirsi come vuole, non ci devono essere restrizioni della libertà delle donne», dicono Sofia Mazzucco e Letizia Barbieri, diciannovenni di Verona, «bisogna però vedere se è una loro volontà: se sono obbligate a vestirsi così non è giusto».

«Mi dà fastidio vedere le donne coperte», spiega Cristina Silvestri, di Milano, «sono stata a Londra e alcune avevano solo gli occhi scoperti, a volte coperti anche quelli con occhiali da sole. Questo abbigliamento è un'imposizione basata su ideologie fuori dal tempo, non posso pensare che le donne siano contente, soprattutto col caldo. Chiaro che se si vietasse il burkini in spiaggia bisognerebbe vietare anche il burqa negli altri luoghi pubblici».

Aggiunge la sorella Ivana: «Se le donne lo fanno per scelta personale, non è giusto imporre la nostra regola, purché si rispettino le leggi di sicurezza».

Sulla sicurezza punta anche Massimo Bernardi, che a Milano fa il tassista: «Mi capita spesso di avere clienti musulmani, con le donne tutte coperte. Non bisogna generalizzare, ma a volte la tensione c’è. Credo che vietare un certo abbigliamento sia contro la nostra cultura, ma sono favorevole a imporre che almeno il viso sia sempre scoperto».

Mirella Salvini è di Piacenza e racconta che in quattro anni di vacanze sul Garda la prima volta che ha visto donne in burkini è stata qualche giorno fa sulla spiaggia tra Peschiera e Castelnuovo, mentre l’uomo che le accompagnava aveva un turbante. «Non ero infastidita, avevano tutti la faccia scoperta», dice Mirella, che facendo notare il suo cognome prende le distanze dal leader della Lega Nord. Suo marito Attilio Polenghi è favorevole al divieto: «Potrebbero indossare t-shirt e dei pantaloncini», propone. Tolleranti tre ventenni di Sommacampagna: «Sono favorevole all’uso e contrario al divieto, che aumenta la xenofobia e l’odio, non gli attentati», dice Federico Marcato, supportato dagli amici Davide Giacopuzzi e Ivan Carletti. Sulla stessa linea Giovanni Castagnedi di Lavagno: «Se intralciamo le loro abitudini possiamo fomentare lo scontro tra culture, l’importante è che la faccia sia scoperta».

Gianantonio Fratucello gestisce il lido ai Pioppi di Peschiera e spiega che vedere donne col burkini o comunque fare il bagno col vestito integrale non è una novità: «Le ragazze fino a una certa età sono in costume, le madri vestite. La gente le guarda incuriosita, il commento comune è che fanno pena con questo caldo. Sarei favorevole a un’ordinanza per far capire che nel 2016 non ci possono essere uomini che dettano legge sulle donne. Anche perché», conclude Fratucello, «questo abbigliamento accentua il solco della diversità tra noi e loro, allontanando l’integrazione».

Katia Ferraro

Suggerimenti