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«Anestesista molesta donna appena operata»

Un intervento in sala operatoria
Un intervento in sala operatoria
Un intervento in sala operatoria
Un intervento in sala operatoria

Avrebbe molestato sessualmente la paziente, che si stava risvegliando dopo un delicato intervento chirurgico. È l’accusa mossa dalla procura vicentina ad un medico veronese residente nel Basso Lago di Garda, che nega con decisione. Ieri mattina, il giudice Barbara Maria Trenti, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Jacopo Augusto Corno, ha rinviato a giudizio A. Z., 77 anni, medico anestesista che lavora in una clinica del Vicentino. L’imputato, difeso dagli avvocati Alberto Lorusso e Nicola Matteo Sartore, dovrà presentarsi davanti al collegio a partire dai primi di ottobre per difendersi dall’accusa di violenza sessuale aggravata, nell’ipotesi più lieve delle molestie. La presunta vittima, una giovane impiegata residente nella zona di Cittadella, si è costituita parte civile con l’avvocato Marco Tampieri ed ha chiesto un risarcimento dei danni di circa 50 mila euro. I fatti contestati dalla procura risalgono al 22 gennaio 2016. La padovana, 30 anni, dopo aver dato alla luce un bimbo aveva sofferto di alcuni disturbi e la sua ginecologa le aveva consigliato di sottoporsi ad un intervento chirurgico. Lei aveva scelto la casa di cura Villa Berica, in città (che è estranea ad ogni accusa). L’intervento si era concluso positivamente. All’epoca, il medico lavorava, in virtù di un contratto di collaborazione, con la casa di cura. La sua è una carriera di prestigio e non ha mai incontrato grane con la giustizia. Secondo quanto denunciato dalla giovane, mentre si stava risvegliando nella stanza a fianco della sala operatoria era stata avvicinata dall’anestesista, che le aveva infilato un dito in bocca e le aveva sussurrato una serie di oscenità. Quindi l’aveva baciata sulle labbra, lasciandola interdetta. Ad un infermiere, che era stato poi ascoltato in questura dai detective della seconda sezione della squadra mobile, aveva riferito che quel medico «era un po’ strano». Al fidanzato e ad un’altra infermiera, che aveva incontrato poco dopo, aveva raccontato del dito, delle frasi, del bacio. Nei giorni successivi aveva sporto denuncia in procura. La procura, all’esito degli accertamenti, ha ritenuto di chiedere il processo pubblico, una scelta che è stata condivisa anche dalla difesa del professionista, convinta che solo in dibattimento, quando saranno raccolte le diverse versioni davanti ai giudici, possa emergere la verità. L’anestesista, stimato dai vertici della casa di cura e dai colleghi, si difende con decisione, sostenendo semplicemente che i fatti contestati nel capo di imputazione non sono mai avvenuti. «Questi episodi non si sono mai verificati - precisa -, se non che lei è stata mia paziente per l’intervento del gennaio di due anni fa. Per il resto, non so nemmeno di cosa stiamo parlando, non esistono nè baci nè frasi sconce rivolte ad una giovane». Il patrono di parte civile invece ribatte che la giovane è profondamente segnata da quanto avvenuto. •

D.N.

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