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«Amabilissima»:
Pindemonte
poeta innamorato

Alcune lettere e diari fra i quasi quattromila documenti esaminati contenuti nell’archivio di Villa Mosconi Negri FOTOSERVIZIO DI VINCENZO AMATO
Alcune lettere e diari fra i quasi quattromila documenti esaminati contenuti nell’archivio di Villa Mosconi Negri FOTOSERVIZIO DI VINCENZO AMATO
Alcune lettere e diari fra i quasi quattromila documenti esaminati contenuti nell’archivio di Villa Mosconi Negri FOTOSERVIZIO DI VINCENZO AMATO
Alcune lettere e diari fra i quasi quattromila documenti esaminati contenuti nell’archivio di Villa Mosconi Negri FOTOSERVIZIO DI VINCENZO AMATO

Villa Mosconi Negri di Sandrà: una fucina di conoscenza grazie all’archivio epistolare. «Clarina amabilissima, vi ringrazio assai, mia cara Clarina, della polenta, che mandata mi avete, e ch’io già sapea essere in viaggio. L’ho ricevuta con quel tenero rispetto che merita non solamente la polenta, ma qualsiasi cosa venga da voi». A scrivere, il 10 febbraio 1816, è Ippolito Pindemonte: destinataria della missiva è Clara Mosconi, figlia di una grande amica del poeta veronese, Elisabetta Contarini Mosconi, a cui Pindemonte fu legato anche sentimentalmente.

Questa è una delle tante «chicche» rinvenute nell’ar- chivio di villa Mosconi Negri di Sandrà, una fucina di lettere frutto della fitta corrispondenza che i membri della famiglia Mosconi intrattenevano tra loro e con gli amici, perlopiù letterati e nobili veronesi. Una mole consistente di carte a cui nessuno finora aveva messo mano per catalogarla. La svolta è arrivata l’estate dello scorso anno, quando Maria Vittoria Negri, erede Mosconi, chiese aiuto a un bibliotecario della zona per inventariare i libri custoditi nella villa.

L’interesse si spostò ben presto all’archivio, che la signora Negri aveva mostrato al bibliotecario, Carlo Bovo, e al suo accompagnatore, Franco Corsini, appassionato di storia locale ed esperto archivista. Fu la scintilla che accese il motore, perché da quel momento iniziò un intenso lavoro di lettura, di trascrizione e di catalogazione delle migliaia di documenti rinvenuti, soprattutto lettere scritte tra l’inizio e la metà dell’Ottocento. Quasi quattromila sono quelle già catalogate, mentre non è ancora possibile fare una stima delle rimanenti, mischiate ad altri fogli di carattere economico, notarile e contabile. Una fonte di conoscenza inestimabile anche perché, sostengono gli esperti che se ne stanno occupando, è raro trovare un archivio così ricco e ben conservato, prova di cura e dedizione da parte della famiglia.

MITTENTI E DESTINATARI delle lettere sono i membri della famiglia Mosconi: la già citata Clara Mosconi (1784- 1873) e i figli Paolina, Giacomo e Teresa (chiamata Teresina), che intrattenevano rapporti epistolari tra loro e con uomini di cultura come Cesare Betteloni, Vincenzo Monti, Pindemonte, il poeta e patriota Giuseppe Catterinetti, il podestà di Verona Giovanni Battista Da Persico, il conte Benassù Montanari e l’amico di famiglia don Nicola Mazza, alla cui opera Giacomo - grazie alla sua attività di corrispondente per alcuni giornali di Milano - dedica un lungo scritto.

Fuori dai confini veronesi i rapporti più frequenti sono con la patriota milanese Clara Maffei, molto legata ai Mosconi perché da bambina era stata affidata a loro dalla madre, ma anche con i conti Domenico Michiel e Spiridione Papadopoli, mariti di Paolina e Teresa (Papadopoli fu uno dei maggiori finanziatori della ferrovia Milano-Venezia, di cui anche Giacomo era azionista).

IL PERIODO DELLE LETTERE va dagli anni successivi alla Restaurazione, che portò il territorio italiano al ripristino dei confini antecedenti l’epoca napoleonica e al sopravvento dell’Austria al nord con l’annessione del Regno Lombardo-Veneto, fino alle prime guerre d’indipendenza contro il dominatore straniero. Dai rapporti epistolari della famiglia (soprattutto quelli tra Clarina e il figlio Giacomo) si riesce a ricostruire uno spaccato della vita del paese, essendo molte lettere scritte per narrare fatti di cronaca. Tra questi si trova il racconto di una banda di ladri in azione nel febbraio del 1845 che fece tremare anche il «danaroso Arciprete», la descrizione dell’eclissi totale di sole dell’8 luglio 1842 e del volo dall’Arena di Verona di una mongolfiera condotta dal «famoso aeronauta Auban» il 21 settembre 1845.

Vi sono inoltre i tragici episodi della prima guerra d’indipendenza, che mise a ferro e fuoco anche il territorio castelnovese con la strage dell’11 aprile 1848.

ORA SI PUNTA A FAR CONOSCERE L’ARCHIVIO con iniziative culturali e proposte dedicate agli studenti. Grazie al Centro di ricerca sugli epistolari del Settecento (Cres), attivo presso il Dipartimento di filologia, letteratura e linguistica dell’Università degli Studi di Verona diretto dal professor Corrado Viola, si sta portando avanti la pubblicazione di due volumi che raccolgono le lettere di Giacomo Mosconi durante il viaggio in Europa e in Italia, in una delle quali racconta di esser stato ospite «del celebre scrittore Leopardi, quanta accoglienza mi fece».

«È un modo per fare beneficenza culturale», spiega Maria Vittoria Negri, per la quale nell’albero genealogico della famiglia Mosconi Giacomo è il nonno di sua nonna. «Donerò le lettere alla biblioteca di Castelnuovo per renderle consultabili grazie a internet. Non stiamo parlando di Leopardi, ma per questo paese e per quelli limitrofi l’archivio può essere fonte di prestigio, piacere, interesse e senso di appartenenza».

Katia Ferraro

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