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Speciale Montefortiana

Una «libellula»
a emissioni zero
farà da apripista

Una passata edizione della Montefortiana
Una passata edizione della Montefortiana
Una passata edizione della Montefortiana
Una passata edizione della Montefortiana

Una «libellula» sulle strade della Montefortiana: ad una moto elettrica (ma potrebbero essere anche due) sarà affidato domenica il servizio apripista del trofeo Sant’ Antonio Abate-Falconeri oppure quello di accompagnamento di qualcuno dei fotografi chiamati a raccontare la Montefortiana numero 43 con le immagini. Sulla carta di identità c’è scritto Zero Fxs, ma per tutti sarà «la libellula» perché, come l’insetto, anche la moto della Zero motorcycle si muoverà «in punta di piedi».

 

COSÌ, DEL RESTO, vuole muoversi per il mondo il suo proprietario, che si chiama Marco Martinelli. « Emissioni zero, zero inquinamento acustico e zero inquinamento da benzina, olio e refrigerante ma anche efficientamento energetico (perché le moto a combustione richiedono un’energia quasi quattro volte superiore e questo motore ha un’efficienza di oltre il 90%) ed energia impiegata per muovere la moto anziché disperdersi sotto forma di calore», dice Martinelli spiegando come un mezzo simile risulti il più coerente con una manifestazione che fa dell’ambiente e di ore ed ore passate all’aria aperta uno dei suoi punti di forza. Lui, il «quasi» ingegnere col pallino della filosofia, è entusiasta di viverla così la sua Montefortiana. «Quando me l’hanno chiesto ho detto subito di sì perché sono cresciuto a Monteforte ed è un ritorno a casa». È uno dei pochissimi veronesi a possedere una moto elettrica: «Da quanto ne so, l’anno scorso tra Verona, Trento e Bolzano ne sono state vendute sei... e due le ho comprate io», e di questo è particolarmente orgoglioso. La « libellula» è stata per lui l’ennesimo passo di un percorso sempre e comunque all’aria aperta: «Ciclismo, sci alpinismo, vela e ogni tanto podismo sposati alla passione per l’organizzazione: ho sempre fatto sport, ma andando avanti con l’età (ha 52 anni, ndr) al diradarsi della pratica è cresciuta la passione». Il modo che ha trovato per vivere ancora l’ambiente dello sport è il servizio di motoscorta nel modo più rispettoso dei polmoni degli sportivi e dell’ambiente, e cioè la moto elettrica. Ci si è talmente appassionato da diventare lui stesso l’uomo immagine (una specie di biglietto da visita vivente) dell’azienda californiana che dieci anni fa fece nascere la prima moto elettrica in un garage di Santa Cruz, in California.

 

«NON SONO un motociclista», chiarisce, «sono uno che su questa sella si diverte, vive lo sport, rispetta l’ ambiente, risparmia un sacco di soldi e fa il futurista», aggiunge. Con la « libellula» la Montefortiana conferma di essere un ottimo palcoscenico delle novità: l’anno in cui fece capolino uno dei primissimi droni la partenza dei ventimila del trofeo Sant’Antonio Abate fu costellata di «tamponamenti» tra esseri umani perché, catturati da «sua altezza» il drone, in tanti finirono con lo sbattere contro chi stava davanti.

 

QUEST’ANNO, grazie a Martinelli e agli organizzatori che lo hanno invitato, la Montefortiana si mette... in moto e se la «stealty supermoto» con in sella Martinelli «svolazzerà» silenziosa alla testa o alla coda del serpentone dei podisti, ci sarà anche la possibilità di togliersi tutte le curiosità alla Montefortiana-Expo dove Martinelli farà sfilare anche l’altra sua « libellula», cioè la Zero Ds, la sua dual sport: «Così almeno soddisfiamo la curiosità, che attorno a queste moto è altissima», dice. E aggiunge: «Poi vediamo, se mi gira ci metto una targa prova e magari facciamo fare un giro anche a lei!». Il sogno nel cassetto? «Fare di questa passione verde un lavoro in circuito integrato: le moto elettriche possono anche essere alimentate interamente da fonti rinnovabili e più verde diventa la rete elettrica», dice col piglio di uno che vorrebbe trasformare un hobby in un mestiere, «più verde diventa l’ambiente e la locomozione elettrica».

 

E LA MONTEFORTIANA a piedi? «Ne ho fatte tre o quattro, e un anno ho atteso l’arrivo dell’ultimo podista per farla tutta in mountain bike. È un paesaggio splendido», aggiunge. E tornando alla superclassica a piedi: «che magnade!».

Paola Dalli Cani

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