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Il personaggio

Stefano, il genio dell'elettronica che batte bandiera marziana (e viaggia solo in bici)

Il personaggio
Scipioni davanti alla chiesa di Castagnè
Scipioni davanti alla chiesa di Castagnè
Stefano Scipioni, il genio "marziano"

Rosso, verde e blu sventolano sulla sua bicicletta: «È la bandiera di Marte», spiega con un sorriso, «non mi riconoscerei in nessun'altra». Il tricolore garrisce al vento lungo i tornanti che ogni giorno lo portano da Castagnè a Verona, spuntando nel traffico della città assieme al casco giallo fosforescente, «che sennò certi carroarmati che girano per il centro rischiano di non vedermi...». Il «marziano» è il mezzanese Stefano Scipioni, 45 anni, brillante ingegnere elettronico che ha lavorato e lavora ad alcuni dei progetti più innovativi della nostra provincia: LessiniaNet, Giano, LiveNet. «Un mostro di bravura», dicono di lui. Con un piede nel futuro, come Emmett “Doc” Brown, lo scienziato folle e geniale di «Ritorno al Futuro»: solo che in questo caso la macchina del tempo non è una DeLorean dell'81, ma una bici elettrica reclinata modificata dallo stesso Stefano.

 

GALILEO E GIANO. Oltre allo scarso feeling con l’auto, spiega Stefano, «muovermi in bici mi permettere di sentire le stagioni sulla pelle. Ed è un momento di raccoglimento e isolamento dal resto del mondo». Trentacinque minuti all'andata, cinquantacinque al ritorno. Partenza da Castagnè, dove abita con la moglie Simonetta e i due figli, arrivo (in genere) alla sede della cooperativa sociale «Galileo» allo Stadio. Che si occupa, fra le altre cose, di progettazione, assistenza e sviluppo software.

L'ultima collaborazione in ordine di tempo per Galileo è Giano2, sviluppato sotto l'egida del comando della polizia locale assieme al settore informatica del comune di Verona, in testa l'ingegnere Agostino Murari. È lo strumento che consente agli agenti della Municipale di verificare in tempo reale tutti i dati di un'auto: assicurazione, revisione, multe non pagate, eventuale furto e molto altro. Giano è il dio romano dai due volti: da un lato interroga le banche dati di diversi enti che prima faticavano a comunicare fra di loro, dall'altro dà risposte immediate ai palmari degli operatori. Un sistema fortemente voluto dal comandante Luigi Altamura e invidiato dai Comandi di mezza Italia. «Ha un'infrastruttura relativamente semplice», spiega Stefano, «formata da tanti microservizi, tante unità autonome che il cervello di Giano mette assieme».

 

I VIAGGI NEL FUTURO. Arrivato alla Galileo nel 2007, dal 2009 in poi è stato fra i pionieri che hanno portato internet sul Baldo e in Lessinia, attraverso i ripetitori radio di LessiniaNet. Oggi ha due «creature» che gli stanno particolarmente a cuore. Una, studiata per l'Università di Verona è LiveNet, un «sistema per la gestione completa di computer connessi in rete, anche in grande numero», estensione del sistema operativo Linux.

Con il collega Denny Zenari invece sta lavorando ad un progetto di «internet of things» finalizzato ad ausili per disabili. Lo statuto stesso della cooperativa prevede di «fornire, attraverso la propria attività nel settore informatico, un’opportunità di lavoro e di evoluzione personale ai disabili». Una dichiarazione che Scipioni e Zenari stanno traducendo in questa nuova avventura: l'obiettivo infatti è riuscire a connettere in rete gli elettrodomestici, le luci, i contatori, il riscaldamento di una casa e dare la maggior autonomia possibile a chi, proprio come Denny, ha una mobilità ridotta.

«Stiamo lavorando a una centralina», spiega Stefano, «che prenda il meglio degli apparecchi del mercato per raggiungere compiti più complessi. Ad esempio, quando il proprietario si avvicina all'appartamento, viene rilevato con il gps e si disinserisce l'allarme, aumenta il riscaldamento e si accendono le luci. Oppure con il riconoscimento facciale si apre il cancello di casa». «O infine», aggiunge lo stesso Zenari, «ricevere da un assistente vocale il programma dettagliato delle terapie da ricevere, o l’avviso periodico della carenza di medicinali».

 

UN PICCOLO PASSO PER L’UOMO, UN GRANDE PASSO PER L’UMANITÀ. Perché il futuro è fatto anche di queste piccole grandi conquiste. Far arrivare internet sulle montagne o regalare l’autonomia a un disabile equivalgono alla conquista di una vetta inesplorata, o alla scoperta di una stella sconosciuta. Rosso, verde e blu: in fondo anche i colori del tricolore marziano, comparso fra le pagine della trilogia di romanzi di Kim Stanley Robinson, non sono casuali. Rappresentano il rosso del pianeta così com'è conosciuto oggi, ma anche la vegetazione e l'acqua che un giorno l'uomo spera di trasferirci. Anche se per la cosiddetta «terraformazione», si stima che ci vogliano almeno centomila anni. Un sogno lontanissimo e forse irrealizzabile. Ma nel frattempo la bandiera continua a sventolare: sulla Flashline Mars Arctic Research Station, la stazione di ricerca canadese che simula gli habitat marziani, così come su quella bici reclinata rossa che risale i tornanti fra Montorio e Pian di Castagnè. Perché i marziani, per fortuna, sono già in mezzo a noi.

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Riccardo Verzè

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