<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Schiacciati da embargo
russo e multinazionali»

Claudio Valente
Claudio Valente
Claudio Valente
Claudio Valente

La raccolta delle mele veronesi procede al meglio, ma si sta allargando il malcontento tra i frutticoltori. La varietà Gala, già raccolta in piena estate e che ha raggiunto una colorazione ottimale rossa grazie allo sbalzo termico tra giorno e notte, è già stata venduta. Le mele rosse Gala veronesi sono state esportate soprattutto in Nord Africa. È in piena fase di raccolta la Golden Delicius, fino ai primi di ottobre. Anche qui qualità ottima e produzione abbondante.

Il bel tempo favorisce peraltro la raccolta, che in ottobre procederà con le varietà Granny Smith e poi Renetta, Dallago, Stark, Imperatore, Fuji e la più tardiva Pink Lady. Ma nonostante la qualità ottima e le condizioni meteo favorevoli, gli agricoltori spuntano prezzi inferiori ai costi di produzione. Perché?

«Non basta fare bella frutta, bisogna prendere anche la giusta remunerazione. Per ottenere ciò servono impegno, intelligenza, promozione del prodotto, e che gli enti pubblici diano una mano agli agricoltori e non mettano i bastoni tra le ruote, vedi l’embargo russo». Così la pensa Claudio Valente, presidente provinciale Coldiretti e vice presidente Fiera di Verona, nonché frutticoltore. «Le nostre mele e pere sono quelle con i minori residui a livello mondiale», prosegue Valente, «eppure subiamo una concorrenza sleale da Paesi, come la Cina, dove nella frutta ci sono molti più residui; senza contare che là la raccolta avviene sfruttando i bambini».

«Le mele cinesi hanno prezzi concorrenziali, ma si tratta di concorrenza sleale», ribadisce Valente, «dobbiamo tenerci strette le nostre peculiarità, perché sono convinto che torneranno a darci ragione». «Poi c’è un problema di filiera», evidenzia, «se sul campo i produttori spuntano 15 centesimi il chilo, come oggi, mentre al mercato e nei negozi si compra a 1,5 – 2 euro al chilo la stessa frutta, significa che qualcuno ci guadagna». Valente punta il dito contro le multinazionali. «Queste investono nella grande distribuzione, ma non mettono in vendita le produzioni locali. Occorre una legge regionale che imponga loro di riservare i giusti spazi alle produzioni del territorio». «Molti produttori hanno venduto le mele al commerciante senza prezzo, senza guadagno garantito», lamenta Giuseppe Vanzani, melicoltore e assessore all’agricoltura di Belfiore, «la delusione nella categoria si allarga sempre di più». «Un grave danno per le nostre colture è stata la decisione dell’Ue di prolungare l’embargo alla Russia fino al 31 dicembre 2017», sottolinea Vanzani, «quest’anno e l’anno prossimo non si venderanno mele Granny Smith in Russia, il Paese che ne era il maggior conusumatore e importatore». «Questo clima non favorisce certo la nostra categoria», osserva l’assessore, «gli agricoltori sono stanchi di impegnarsi a fare frutta bella e sana e di non essere pagati come si deve. Sono convinto che margini di miglioramento sul mercato per i pomi veronesi ci siano, perchè la mela rimane il frutto più venduto al mondo».Z.M.

Suggerimenti