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Rina, addio a 104 anni
di eleganza e impegno

Rina Spiazzi durante la festa per i suoi cento anni
Rina Spiazzi durante la festa per i suoi cento anni
Rina Spiazzi durante la festa per i suoi cento anni
Rina Spiazzi durante la festa per i suoi cento anni

Il 28 aprile, quando ha chiuso gli occhi a 104 anni, il parroco ha fatto suonare le campane a festa. Se n'è andata così, come fosse uno sposalizio, una festa grande, la decana del paese, Rina Spiazzi, che lo scorso 28 dicembre aveva spento 104 candeline.

Memoria vivente della comunità in riva all'Alpone, era nata nel 1911 a Minerbe, ma si era trasferita nel 1920 con la famiglia ad Arcole, nella corte prossima al capitello di Sant'Antonio, dove ha vissuto fino a giovedì scorso, accudita da due suoi nipoti. Per tutti gli arcolesi, Rina era la «signorina Spiazzi».

Ma ha avuto 25 nipoti e 35 pronipoti. E soprattutto è stata la catechista per generazioni di arcolesi. Andava in bicicletta, lo ha fatto fino a 93 anni: puntualmente con i tacchi a spillo la sua passione e un vezzo a cui non ha mai rinunciato. Anche quando l’«Arena» la intervistò nel dicembre del 2011, per i suoi 100 anni, era truccata ed elegante: ci teneva alla forma, che per lei era sostanza. «Le donne devono essere eleganti», ripeteva.

Le donne arcolesi dovrebbero ricordarla: Rina è stata colei che nel 1946, prima di votare al Referendum per scegliere tra Repubblica e Monarchia, passò casa per casa in tutte le famiglie di Arcole, invitando e convincendo le donne ad andare al seggio a votare e insegnando loro come farlo.

Una conquista per le donne, quella del suffragio universale, che Rina sapeva quanto fosse costata. In realtà la «signorina Spiazzi» confessò come lei parteggiasse per la monarchia e anche dopo 70 anni da quel voto, fosse ancora convinta che «avessero imbrogliato per far vincere la Repubblica». Un’idea confidata, sommessamente.

E' stata una grande appassionata di sport: di ciclismo in gioventù, quando seguiva le sfide tra Coppi e Bartali per radio. Ma con l'avvento della televisione, si appassionò al calcio. Era juventina e proprio la Juve, tre giorni prima del suo addio al mondo, le ha fatto il «regalo» del 34° scudetto. Lei li aveva visti quasi tutti quegli scudetti bianconeri: in tv.

Casalinga, lettrice accanita e fedele del «L’Arena», ha sostenuto per tutta la sua vita che i valori della fede, dell'informazione e dell'istruzione, sono fondamento ed alimento di vita per tutti, ma soprattutto per le donne, lei che era un'assoluta paladina dei diritti delle donne. I funerali verranno celebrati dal parroco, don Diego Castagna, oggi alle 15.30, nella parrocchiale di San Giorgio ad Arcole.

Zeno Martini

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