<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Rigenerare il centro
dipende dai cittadini»

Montefortiani in prima linea per la rinascita del centro storico: che prima di tutto serva una rivoluzione culturale tra i cittadini ne sono convinti tanto il docente di estetica quanto lo storico e l'urbanista. È un richiamo forte alla popolazione, al suo ruolo di «innesco» della rigenerazione del paese la sintesi della tavola rotonda con cui il gruppo Monteforte si può fare ha voluto aprire un confronto pubblico sul tema della rivitalizzazione del centro.

ABITAZIONI ABBANDONATE a se stesse, locali commerciali tristemente vuoti, un'eterogeneità sociale quasi sempre vissuta da «vittime» di qualcuno che ti porta via qualcosa di tuo: c'è tutto questo e molto altro ad aver spinto il gruppo di Teresa Ros (che siede in Consiglio comunale) verso un momento di riflessione che serva a raccogliere spunti destinati a spingere verso l'operatività piena. Ed è attorno a parole e significati che è iniziata la «rivoluzione»: «Abitare significa essere attivi, co-incidere, collaborare. Sopravvivere», ha detto Markus Ophaelders (docente di estetica, filosofia dell'arte e della musica all'Università di Verona), «significa appartarsi, prendere le distanze. Ogni identità è esclusione da tutte le altre, ogni identità è un ritorno a casa, bisogna imparare a guardarsi da fuori riscrivendo Kant in senso includente e cioè nel senso che la mia libertà inizia quando inizia la tua». Irnerio De Marchi, architetto e storico, ha analizzato lo sviluppo di Monteforte, «dalla deviazione dell'Alpone nel X secolo, all'incastellamento, alla deviazione di Aldegà e Chiampo tra XIV e XV, dai signori ai vescovi per poi assistere allo sviluppo sull'asse Nord-Sud che ha portato però, tra 1961 e 2011, ad un aumento del 40% nel numero degli abitanti e a un quadruplicamento nel consumo di suolo. Bisogna imparare a vedere il bello e interessante se lo si vuole difendere a partire dal centro (il cui recupero è un obbligo alla luce dei 1.500 abitanti in più dell'ultimo decennio e dell'indisponibilità di spazi) che è ancora la parte più vivibile. La piazza, poi, è magnifica ma andrebbe utilizzata di più per non sembrare una piazza di De Chirico». Per Marisa Fantin, urbanista, «la rigenerazione deve partire dalle idee della comunità, perché solo in territori rigenerati si pongono nuove basi di convivenza. Per salvare la propria identità serve essere consapevoli, serve un ripensamento». Che, a giudicare dal commento di Teresa Ros, è già iniziato: «Serviva riflettere, serviva fare insieme: daremo spessore alle parole e gambe alle idee per trasformarle in progetti e azioni». P.D.C.

Suggerimenti