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Quando Perlini e Ferroli crearono il polo industriale

Le primissime strutture della nascente fabbrica di Roberto Perlini nel 1959 a San Bonifacio
Le primissime strutture della nascente fabbrica di Roberto Perlini nel 1959 a San Bonifacio
Le primissime strutture della nascente fabbrica di Roberto Perlini nel 1959 a San Bonifacio
Le primissime strutture della nascente fabbrica di Roberto Perlini nel 1959 a San Bonifacio

Scade proprio in questi giorni di lutto per la scomparsa a 91 anni di Roberto Perlini il sessantesimo anniversario della nascita della zona industriale di San Bonifacio, della quale l’imprenditore e commendatore «genio della meccanica», come fu definito,fu l’apripista, assieme alla Ferroli. Fu infatti nei primi mesi del 1959 che nell’area agricola compresa tra l’Alpone e la statale 11 (attuale Regionale) si videro sorgere le prime strutture di cemento delle officine Perlini, a conclusione della dura lotta contro le politiche conservatrici di alcuni politici di allora che preferivano lo sviluppo agricolo della zona a quello industriale. Sono stati infatti Perlini e Ferroli i primi due imprenditori protagonisti di quella epocale rivoluzione, che trasformò l’economia dell’Est veronese da agricola a industriale. Così ricordava quegli anni Perlini in occasione della morte di Ferroli. «Di Dante ho un ricordo immenso, era veramente bravo, soprattutto nella commercializzazione dei suoi prodotti e avevamo una simpatia reciproca, tanto che eravamo vicini anche nelle vicende familiari. Siamo partiti assieme», diceva, «ingaggiando la battaglia contro le resistenze politiche dell’epoca, che privilegiavano l’economia agricola locale, per ottenere l’assegnazione dell’area che poi divenne la prima zona industriale di San Bonifacio. Fu lui, con l’aiuto di tutta la sua famiglia, ad unirsi a me per vincere gli oppositori al nostro avvio: Dante partì subito dopo di me e collaborammo per un certo periodo, anche se poi ci perdemmo di vista con l’allargarsi dei nostri orizzonti internazionali». «Ma al di là di tutto», concludeva Perlini, «a lui va il merito di essersi unito convintamente e con grande energia alla mia lotta per l’industrializzazione della zona, partita sessant’anni fa e che ha portato lavoro e benessere a tutti i paesi dell’Est veronese». Perlini esportò i suoi dumpers, gli enormi camion per la costruzione di grandi dighe, soprattutto in Cina in anni in cui gli scambi con la Repubblica Popolare erano tutt’altro che facili. Sul palmarés di Roberto Perlini emergono però anche altri successi che, seppure nell’ambito sportivo, contribuirono a fare conoscere il made in Italy in tutto il mondo: quelli ottenuti nei grandi raid mondiali col suo camion Red Tiger condotto dal figlio Francesco con il suo team. I risultati? Primo assoluto nella Parigi-Dakar del 1988; primo e secondo assoluto in tutte le tappe, quinto e sesto in classifica generale auto nel Rally dei Faraoni del 1988; primo e secondo assoluto in tutte le tappe, 16° e 17° in classifica generale auto-camion nella Parigi-Dakar 1990; 1° assoluto nella Parigi-Dakar 1991. Le ultime parole di Roberto, prima di entrare in coma, alla figlia Giusy che lo assisteva: «Questa è la vita». I funerali si svolgeranno domani alle 15 in duomo. •

Gianni Bertagnin

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