<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Potere d’acquisto delle pensioni: meno 30 per cento

Giuseppe Platino, segretario uscente della Fap Acli
Giuseppe Platino, segretario uscente della Fap Acli
Giuseppe Platino, segretario uscente della Fap Acli
Giuseppe Platino, segretario uscente della Fap Acli

«Negli ultimi 15 anni il potere d’acquisto delle pensioni è diminuito del 30 per cento, spingendo gli anziani sempre più ai margini della società. Su circa 950mila residenti, a Verona i pensionati sono 50mila, il 13,3 per cento dei quali con meno di 500 euro mensili. Il 31 per cento percepisce invece tra 500 e 1.000 euro mensili. Quasi metà dei pensionati vive in condizioni precarie. La situazione va rivista, essendo fondamentale per il sostegno sociale e il rilancio dei consumi». È lo stop a fare cassa a spese dei trattamenti di quiescenza di Giuseppe Platino, segretario uscente della Fap (Federazione anziani e pensionati) Acli, durante il congresso che ha eletto i 15 componenti del nuovo comitato provinciale, i delegati ai congressi regionale e nazionale, abbozzato il programma del sindacato anziani per il prossimo quadriennio. Platino ha aggiunto che, sempre a Verona, le badanti sono passate dalle 1.093 del 2006 alle 5.816 del 2015, con un incremento di oltre il 400 per cento, provenienti quasi totalmente da Paesi esteri. Nel 2030 la nostra provincia avrà bisogno di oltre 7.600 badanti, numero probabilmente doppio calcolando il lavoro nero. Venticinquemila gli anziani non autosufficenti in case di riposo con il contributo regionale. I ben 2.500 non bisognosi d’assistenza continua, però, non ricevono contributi e pagano l’intera retta, mediamente 3.000 euro al mese. Ancora: Verona avrebbe bisogno di 2.095 posti letto in strutture per anziani non autosufficenti, ma ce ne sono solo 1.210. Platino ha poi denunciato che il Veneto è l’unica regione che non aggiunge stanziamenti al fondo nazionale per la non autosufficenza, a fronte di indici d’invecchiamento del 13 per cento negli ultimi 10 anni. Per il pianeta anziani il segretario della Fap ha chiesto diritti e piena inclusione sociale per i non autosufficenti. In altre parole, il rafforzamento dei servizi comunali, l’aumento dei consultori familiari e dei centri servizi, in primis di quello offerto dai medici di famiglia, aggregandoli in strutture aperte 24 ore su 24. Quindi misure volte a incrementare il benessere psicofisico: paesi e città a misura di anziano, miglioramento della mobilità per quanti non sono più in grado di sperare anche ostacoli minimo, come l’abbattimento delle barriere architettoniche, semafori a chiamata, centri commerciali che mettano a disposizione navette gratuite per i consumatori delle periferie. Il segretario uscente ha proseguito affermando che l’Italia ha meno pensionati di Germania e Francia ma l’incidenza più alta tra occupati e pensionati e una tassazione alle stelle: il 20 per cento in Italia, lo 0,2 per cento in Germania. «La legge Monti-Fornero ha inchiodato molti anziani al lavoro, determinando un avanzo previdenziale di oltre 30 miliardi l’anno per ameno 15 anni. Praticamente tutte le leggi di stabilità sono pagate dai pensionati», ha chiosato. Quindi ha detto basta a una politica che contrappone giovani e anziani, pensionati medi e minimi, lavoratori dipendenti e autonomi. «È prioritario creare nuove ricchezze, rivalutare il potere d’acquisto delle pensioni, portare costi della sanità e liste di attesa a livelli accettabili, tagliare le pensioni accompagnatorie a chi ha più di 65mila euro di reddito annuo, ridimensionare le forti diseguaglianze sociali e i tagli governativi che mettono in difficoltà il welfare». Il segretario probabilmente destinato a rientrare, ha poi invitato la Regione a dirottare il risparmio di circa 90 milioni ottenuto sulla spesa sanitaria con la riduzione da 21 a 9 delle Ulss, al finanziamento del fondo che in particolare finanzia servizi in favore di anziani che rimangono a casa loro e verso il contrasto alla povertà. Platino ha concluso auspicando misure in favore dei giovani: seppure ben inseriti sul lavoro, il loro assegno pensionistico non toccherà i 1.000 euro mensili. «Invece i 3,2 milioni di giovani oggi precari, avranno una pensione pari all’assegno sociale. saranno i tanti poveri di domani. Indispensabile quindi costruire pensioni dignitose, attivando posti di lavoro con stipendi ragionevoli e agevolando la previdenza complementare». •

Piero Taddei

Suggerimenti