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Pieropan quadruplica
Cantina tra le colline

Il paesaggio in cui si inserisce la nuova cantina Pieropan, qui appena visibile nel rendering
Il paesaggio in cui si inserisce la nuova cantina Pieropan, qui appena visibile nel rendering
Il paesaggio in cui si inserisce la nuova cantina Pieropan, qui appena visibile nel rendering
Il paesaggio in cui si inserisce la nuova cantina Pieropan, qui appena visibile nel rendering

Ottomila metri quadrati tra le colline e un investimento a sei zeri: è la scommessa con cui la quarta generazione dei Pieropan quadruplica i suoi spazi. Sono le coordinate essenziali del progetto con cui, da qualche giorno, nei pressi di contrada Fontanelle a Soave sono iniziati i lavori della nuova cantina ipogea dei vignaioli soavesi.

Dopo una riflessione durata 10 anni, Leonildo Pieropan e la sua famiglia hanno detto sì al progetto di studio Acme (studio veronese associato degli architetti Raffaela Braggio, Giovanni Castiglioni, Filippo Legnaghi e Moreno Zurlo): una cantina inserita in un una costa del terreno prima sollevata e poi ricollocata in sito. Si tratta di un intervento imponente (si sbancano 50 mila metri cubi di materiale) ma, stando alla relazione paesaggistica validata dagli enti competenti, a impatto zero: sia perché gran parte del materiale diventa la materia prima per miglioramenti fondiari di terreni di proprietà già sbancati e in parte viene ricollocato, sia perché guidato dai principi della sostenibilità. «Ci abbiamo messo 10 anni perché volevamo un progetto che rispettasse il nostro territorio, il nostro valore e sposasse appieno la nostra idea di essere vignaioli», spiega Pieropan.

ECCO ALLORAla cantina ipogea, che arriverà ad un’altezza di 5 metri ma che, grazie allo sfruttamento del pendio naturale, ridurrà di 1,5 metri il suo impatto visivo. Sarà mimetizzata in una dorsale e questo grazie al posizionamento di quinte naturali: «Per chi fa vino il vigneto è sacro: noi lo metteremo davanti, ma anche sulla copertura del nuovo fabbricato, riducendo al minimo il consumo di suolo». Quanto c’è di naturale sarà ottimizzato sia sul fronte energetico che dell’efficienza bioclimatica: orientamento, riduzione al minimo delle superfici impermeabili anche col reimpianto delle vigne quasi per intero, sfruttamento dei moti convettivi naturali, fitodepurazione.

«Tutto nasce dall’esigenza di razionalizzare il lavoro, perché qualità del lavoro significa qualità del prodotto e qualità della vita. Oggi, nella sede storica, lavoriamo su quattro livelli che sono la sovrapposizione fisica di una crescita andata avanti per un secolo».

«Se ora abbiamo detto sì», spiega Leonlido Pieropan, «è perché abbiamo trovato la soluzione in grado di mantenere l’assioma secondo cui non c’è vino senza paesaggio né paesaggio senza vigneti». La prima vendemmia nella nuova area produttiva sarà quella del 2018: verrà fatto tutto qui, ad eccezione dell’Amarone. Al re dei rossi saranno infatti vocati i 1.500 metri quadrati della cantina ipogea di Tregnago.

E la sede storica nel cuore della cittadina murata? «Resterà il salotto di Pieropan, il nostro biglietto da visita e un domani potrà anche essere fruibile dal paese e da chi lo visita», dice Pieropan.

Prende a prestito le parole degli architetti per tornare ancora sulla ratio che ispira il progetto: «Tutto parte da un rapporto di stretta complicità e rispetto col territorio, esattamente come il vino parte dal terroir. È un intervento enorme», conclude Pieropan, «ma io sono e resto un vignaiolo».

Paola Dalli Cani

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