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Piatto simbolo della corsa
Le prime vaschette
fumanti alle 8 del mattino

Ingredienti selezionati, organizzazione perfetta, rigorosa procedura di esecuzione, armonico abbinamento di sapori diversi ma essenziali: a ragion veduta, il minestrone è la metafora della Montefortiana. Non ne abbiano a male gli altri gustosi ristori della Montefortiana, ma se tutti i percorsi della non competitiva ospitano il capolavoro gastronomico degli Alpini di Monteforte un motivo ci sarà pure: sotto il castello di Soave, nel ristoro lungo metri e metri, se lo sono gustato i migliaia che hanno scelto i percorsi da 14 e 20 chilometri ma 4 quintali dei 18 complessivamente preparati per la 42ª edizione della marcia del patrono sono stati serviti al ristoro Foscarin lungo il percorso corto da 9 chilometri. In 60, tra penne nere e supporters, si sono messi dietro al banco ieri mattina presto per servire il piatto simbolo della corsa: «I primi ad arrivare? Alle 8», dice Massimo Fedele, capogruppo degli alpini di Monteforte d'Alpone, «cioè mezz'ora prima della partenza ufficiale della corsa da Monteforte».

Hanno, da gestire, non meno di 15 mila vaschette di plastica da riempire del loro delizioso primo piatto: al secondo ci pensa, poco più su, la banda del Paciani che ha cambiato nome (oggi è la banda del Califfo) ma che mantiene il tradizionale super ristoro abusivo «nella buca». Nell'aria senti giusto i botti dei fuochi artificiali che ad intervalli più o meno regolari dalla buca vengono sparati forse più per distrarre i podisti assembrati che per altra ragione: ci sono migliaia di alette di pollo che sfregolano, ma pure migliaia e migliaia di podisti buongustai accatastati l'uno sull'altro per conquistarsele.

Al ristoro del minestrone, invece, è tutta un'altra storia: il tricolore gigantesco sventola e accarezza a tratti una bicicletta appesa sul braccio allungato al massimo di una gru. Nessuno, però, ti racconta né che ci faccia lì, né perchè sia lì e tanto meno chi ce l'abbia messa. Fa coreografia, e va bene così.

A secchi il minestrone passa dal pentolone ciclopico alle vaschette: siamo alla fine di un processo lunghissimo iniziato giorni e giorni fa da una spesa gigantesca. “Sette quintali di patate, 70 chili di sedano, 1 quintale di cipolle, 1 quintale di lardo con la codega (la cotenna, ndr), 70 chili di fagioli, 30 chili di zucchine, 70 chili di pomodori pelati, 50 chili di zucche, 50 chili di carote: si va a far spesa col rimorchio!”, certificano le penne nere. Manca il brodo nella conta, “ma quella è una ricetta che non daremo mai, è il nostro segreto”, sentenziano. Il minestrone è davvero una sinfonia di sapori: “l'orchestra”, tra gli altri, è composta da Alberto Saccomani, Luca Pelosato e Luigi Broccolato (che lo cuocciono mescolandolo con un remo), dal supervisore Giuseppe Preto, dai cucinieri Mariano Nogara, Domenico Pelosato, Ottavio Zenatello e dall'Angelo (Micheletti) che da 15 anni trasforma per 4 giorni la sua cantina ai Monti nella cucina da guinness del minestrone. Capito ora perchè la Montefortiana sabato ha detto loro grazie con il Premio Caldart? P.D.C.

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