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Pfas, svolta nell’inchiesta sui sospettati Il reato diventa disastro ambientale

Una manifestazione del gruppo Mamme-No pfas
Una manifestazione del gruppo Mamme-No pfas
Una manifestazione del gruppo Mamme-No pfas
Una manifestazione del gruppo Mamme-No pfas

Inquinamento da Pfas: l’ipotesi di reato ipotizzata dalla procura di Vicenza, che sta indagando dopo aver assunto anche le inchieste che erano state avviate a Verona e Padova, è quella di disastro ambientale. A dirlo ad una delegazione di Mamme no-Pfas è stato il procuratore capo Antonino Cappelleri, che coordina l’inchiesta che stanno conducendo i sostituti Hans Roderich Blattner e Barbara De Munari. E certo, la sua, è stata una comunicazione importante, visto che il reato di disastro ambientale prevede termini di prescrizione molto lunghi, sino a 12 anni, e che proprio il rischio che l’inchiesta potesse finire in fumo a causa dei tempi costituiva un tema incombente. Ovviamente la prescrizione non interverrà qualora i reati venissero confermati da un collegio giudicante. Cappelleri ha anche rivelato che l’inchiesta dovrebbe chiudersi entro la fine dell’anno, e che prima dell’estate sono attesi i risultati delle relazioni tecniche che la procura ha affidato a cinque esperti (fra i quali c’è il dirigente della sanità inglese Tony Fletcher, che aveva condotto uno studio epidemiologico su un analogo caso di inquinamento verificatosi negli Stati Uniti), allo scopo di sapere se la contaminazione scoperta in Veneto nel 2013 ha avuto ripercussioni sulla salute dei cittadini. Va ricordato, comunque, che già nel gennaio del 2017 erano stati iscritti su registro degli indagati nove manager, di oggi e di ieri, di Miteni. L’azienda chimica di Trissino, Vicenza, che è considerata dall’Arpav come la principale responsabile dell’inquinamento. Inquinamento che coinvolge direttamente anche 13 Comuni del Basso ed Est Veronese. Considerato che è necessario verificare se c’è un pericolo per la salute pubblica, il procuratore ha spiegato che «bisogna vedere i risultati della relazione». Aggiungendo: «Se l’ipotesi su cui stiamo lavorando è sostenibile, puntiamo ad accelerare al massimo ed entro fine anno chiudere l’inchiesta». I genitori no-Pfas, dal canto loro, hanno accolto con soddisfazione le parole di Cappelleri, anche se, di rimando, gli hanno chiesto di valutare l’ipotesi di sequestrare Miteni. «Anche se l’azienda ha ridotto gli scarichi inquinanti, il piano di caratterizzazione volto a verificare cosa c’è nel suo sottosuolo è arrivato solo al 10 per cento e di questo passo la bonifica avverrà fra decenni», spiega una delle mamme, Michela Piccoli. Intanto fioccano le reazioni politiche. Per i consiglieri regionali 5 Stelle le parole di Cappelleri «confermano che questa vicenda è molto più pesante di quanto alcune forze politiche abbiano tentato di farci credere in questi anni», mentre Cristina Guarda, Moretti presidente, sottolinea l’importanza del lavoro dei carabinieri dei Noe e si augura che venga chiarito «se siano state fatte speculazioni economiche sulla pelle dei cittadini». Andrea Zanoni, che in Regione rappresenta il Pd, invece anticipa che a metà maggio arriverà «il nuovo parere dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, sulla valutazione del rischio nella catena alimentare dovuto alla presenza di Pfos e Pfoa», e che «entro dicembre ci sarà anche la seconda opinione, relativa ad altri Pfas negli alimenti». «Credo che la Regione si debba preparare a rivedere l’analisi della catena alimentare, visto che queste sostanze sono presenti con una frequenza sempre maggiore, e a quanto pare potremmo trovarci di fronte ai livelli guida tossicologici più bassi a livello mondiale, per cui sarà necessario non solo modificare i metodi analitici e i livelli soglia di concentrazione nelle acque e negli alimenti, ma, soprattutto, le strategie di prevenzione, specialmente per quanto riguarda i siti inquinati», conclude Zanoni. •

LU.FI.

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