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Pfas, niente soldi senza progetto
Roma dà l’aut aut

Oltre cinquecento le persone intervenute all’incontro sui Pfas: alcune non sono riuscite ad entrare
Oltre cinquecento le persone intervenute all’incontro sui Pfas: alcune non sono riuscite ad entrare
Oltre cinquecento le persone intervenute all’incontro sui Pfas: alcune non sono riuscite ad entrare
Oltre cinquecento le persone intervenute all’incontro sui Pfas: alcune non sono riuscite ad entrare

Gli ottanta milioni di euro che dovrebbero permettere di alimentare con acque pulite le reti idriche pubbliche che adesso pescano dalle falde contaminate dai Pfas, realizzando collegamenti con pozzi presenti in aree non inquinate, non arriveranno se prima non verrà inviato a Roma un progetto condiviso da tutti gli enti interessati.

E, se questo non avverrà, c'è il rischio concreto che i soldi vadano a finire da qualche altra parte.

Ad affermarlo è stato venerdì sera, durante un'affollatissima e animata assemblea pubblica svoltasi a Lonigo, nel Vicentino, la senatrice Laura Puppato del Pd. La quale, peraltro, non ha nemmeno risparmiato attacchi velenosi alla Regione.

«Bisogna lavorare con la testa e non con i piedi, e bisogna anche finirla di fare lo scaricabarile», ha affermato decisa la parlamentare. La quale all'incontro di Lonigo - che è stato organizzato da Legambiente e dal comitato Acqua libera dai Pfas - era stata invitata per parlare del lavoro della commissione parlamentare d'inchiesta sulle Ecomafie, di cui era l'unico membro veneto, anche se alla fine si è espressa a nome del Governo.

L'AUT AUT ROMANO

«Su richiesta del sottosegretario all'Ambiente Barbara Degani, che mi ha chiesto di parlare a nome suo e dell'esecutivo, sono qui per invitare gli enti del servizio idrico ed i Comuni a fare squadra», ha affermato Puppato. «La Regione deve coordinare queste realtà e fare in modo che venga deciso, con l'approvazione di tutti, che lavori vanno realizzati per cambiare l'approvvigionamento degli acquedotti e che poi sia presentato al Governo un progetto complessivo, che può prevedere una realizzazione progressiva con una partecipazione alla spesa di Venezia».

Gli 80 milioni per i Pfas, assieme ad altri 65 destinati alla bonifica della discarica di Pescantina e agli 80 per il collettore del Garda, erano stati inseriti in una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) di inizio dicembre 2016.

Poi, però, i soldi non sono mai arrivati. Un fatto che ha generato polemiche e discussioni. Ora la senatrice Puppato ha fornito l'interpretazione della situazione dell'esecutivo Gentiloni.

«I soldi ci sono, a mancare sono le proposte dal territorio, ed il rischio è che, se si va avanti così, i fondi vengano destinati ad altre aree», ha precisato.

PROTESTE E PROPOSTE

Nell'assemblea di venerdì, alla quale hanno partecipato non meno di 500 cittadini, è sicuramente emersa l'esistenza di un clima di preoccupazione, spesso mista a rabbia.

Gli ambientalisti hanno chiesto interventi definitivi, mentre uno dei sindacalisti che rappresenta i dipendenti dell'azienda ritenuta la principale responsabile della contaminazione, la Miteni di Trissino, ha spiegato che c'è un tavolo sulla riconversione dell'attività produttiva. Infine il sindaco di Pressana, Stefano Marzotto, ha affermato che «finora si è fatto troppo poco» e che «i costi non sono una giustificazione del fatto che una parte della popolazione sia stata esclusa dallo screening sulla salute in atto».

L'intervento più applaudito è però stato quello di una mamma, che ha chiesto che da subito venga portata con le autobotti acqua non contaminata nel territorio esposto all'inquinamento.

Per questa mattina alle 10.30 è intanto prevista una manifestazione di protesta, il “basta Pfas day”, davanti alla Miteni. Domani, invece, il Consiglio regionale si esprimerà sull'istituzione di una commissione d'inchiesta sull'inquinamento da Pfas.

Luca Fiorin

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