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Pfas, controlli a Lobia dopo le analisi positive

La frazione di Lobia a San Bonifacio
La frazione di Lobia a San Bonifacio
La frazione di Lobia a San Bonifacio
La frazione di Lobia a San Bonifacio

Luca Fiorin Al via i controlli sulla presenza degli Pfas nel sangue dei cittadini che vivono a San Bonifacio. Dopo che, per iniziativa di un comitato civico, era stato scoperto che alcuni residenti della frazione più vicina al confine con l’area maggiormente esposta alla contaminazione, ovvero quella di Lobia, hanno nel sangue sostanze perfluoro - alchiliche, in questi giorni sta partendo una verifica che potrebbe portare a controlli più ampi. Come era stato richiesto sia dai cittadini che dai loro rappresentanti istituzionali - a questo scopo il sindaco Giampaolo Provoli ha scritto lettere e ha indetto un Consiglio comunale aperto ai rappresentanti di enti e società che si stanno occupando dell’ inquinamento - ora verranno controllate quelle persone che, secondo le analisi cui si sono sottoposte privatamente nei mesi scorsi, risultano avere nell’organismo Pfas. Si tratta di sostanze di origine chimica che nel sangue non dovrebbero esserci, considerato che sono possibile causa di alcune importanti patologie e che, come ribadito anche recentemente dal segretario della sanità regionale Domenico Mantoan, «sono sicuramente degli interferenti endocrini». «Invece», racconta la presidente del comitato Lobia per Lobia Giuseppina Stefanello, «è risultato che persone da sempre residenti nella nostra frazione hanno nel sangue valori di Pfoa, uno dei composti che fanno parte della famiglia dei Pfas, rilevanti». In un uomo di 43 anni è stata riscontrata una presenza quasi 10 volte superiore a quella registrata in aree non contaminate, in una 15 enne la concentrazione era più di due volte e dati significativi sono stati registrati anche in bambini di 7 e 4 anni. Queste situazioni non si verificano nelle zone del capoluogo né a Prova, come hanno dimostrato alcune analisi. In realtà anche i bambini che abitano in tali località risultano avere Pfoa nel sangue, ma in misure non così alte. «Nei giorni scorsi c’è stato un incontro con l’Ulss, in seguito al quale sono stati avviati i contatti necessari a far sì che cinque famiglie (i nuclei di appartenenza dei soggetti che si sono sottoposti privatamente alle analisi) vengano sottoposte allo screening», continua Giuseppina Stefanello. «L’Ulss mantiene gli impegni e lo sta facendo con il massimo rispetto della privacy», conferma il sindaco. Fra i temi da chiarire, c’è quello della provenienza dell’inquinamento dell’acqua sotto almeno una parte delle case di Lobia. Inquinamento attestato dalle analisi, anche in questo caso private, in alcuni pozzi privati, dalle quali risultano presenze, in particolare di Pfoa e altri Pfas specialmentei di più recente produzione, che sono ben al di sopra dei limiti previsti dalla Regione per l’acqua potabile. Una situazione che non interessa tutta la frazione. «Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) in un incontro con Acque Veronesi e Ulss è stato confermato che l’acqua distribuita con le condotte pubbliche non ha problemi, a differenza di quella dei pozzi», precisa Provoli. Il sindaco spiega anche che negli ultimi tre anni l’acquedotto è stato esteso a 42 famiglie e si augura che ora Acque Veronesi porti avanti il lavoro allargando la rete dei nuclei allacciati. •

Luca Fiorin

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