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Ora la fusione
passa al vaglio della Regione

Roberto Turri, sindaco di Roncà
Roberto Turri, sindaco di Roncà
Roberto Turri, sindaco di Roncà
Roberto Turri, sindaco di Roncà

A San Giovanni Ilarione altro via libera alla fusione con Roncà, ma in un Consiglio comunale preceduto dal «j’accuse» del sindaco di Roncà Roberto Turri contro chi alla fusione fa le pulci. A vivacizzare la discussione, anche la richiesta della minoranza di rinviare la discussione e l’astensione dell’assessore Claudio Lovato.

Se uno dei punti di contatto delle osservazioni presentate dall’ex «pluri sindaco» Domenico Dal Cero e da un cittadino, è l’assenza di coinvolgimento da parte della popolazione nel progetto, la decisione del sindaco di San Giovanni Ilarione Ellen Cavazza di non leggere le osservazioni, proponendo di respingerle, di sicuro non ha aiutato.

TRASPARENZA. «Mancanza di trasparenza» è l’accusa che Nadia Bevilacqua ha rivolto alla maggioranza, quando si è sentita rispondere picche alla richiesta del compagno di gruppo Luciano Marcazzan di rinviare la discussione, e con lui ha abbandonato il Consiglio. I termini per presentare le osservazioni si erano chiusi alle 12 di sabato e lunedì mattina ai due, passati dal municipio per avere i documenti del Consiglio della sera, non è stato dato nulla «sebbene il regolamento imponga che siano disponibili almeno due giorni prima del Consiglio. È un argomento importante», hanno detto i due, chiedendo tempo per approfondirlo.

«Argomento importante», ha ribattuto Cavazza, «per questo si va avanti. Documenti mancanti? La proposta di delibera si elabora con la discussione».

Spazio, dunque, alle osservazioni, con i firmatari che non erano presenti tra il pubblico: l’ex sindaco Dal Cero, non lesinando commenti politici, ha contestato la genericità dello studio di fattibilità, la mancanza di approfondimento e coinvolgimento dei cittadini, l'assenza di continuità e contiguità fisica del territorio tra San Giovanni e Roncà, la mancanza di considerazione della realtà frammentata del territorio, alcuni errori formali e proposto di lavorare per una fusione a quattro (con Montecchia di Crosara e Vestenanova).

Elementi in parte presenti anche nella seconda osservazione, arricchita dal consiglio di arrivare alla fusione dopo l'unione e dal timore relativamente al rischio commissariamento se la tabella di marcia del referendum non dovesse essere quella prospettata da Turri e Cavazza.

OBIETTIVO FINALE. Quest’ultima, il cui mandato è agli sgoccioli, pur ribadendo che l'obiettivo finale resta l'accorpamento di tutti i Comuni della valle, ha replicato che la fusione è possibile proprio perché c'è contiguità territoriale, che solo con lo studio di fattibilità in mano è possibile spiegare ai cittadini cosa sia e quali obiettivi abbia la fusione (l’assemblea pubblica sarà mercoledì prossimo e venerdì 28 a Roncà), e che unione e fusione sono forme di aggregazione alternative.

Dal documento di Dal Cero, secondo Cavazza, emergerebbe «la precisa e nitida volontà di non voler cambiare nulla, d'altronde lo ha da sempre dimostrato». Dopo anni di condivisione a parole stavolta, a suo dire, c’è concreta volontà, sebbene «Monteforte cerchi condivisione con San Bonifacio, Montecchia abbia rifiutato stringendo legami addirittura con Soave e Cazzano e Vestenanova abbia rimandato tutto al 2019».

La maggioranza, tolta l'astensione di Lovato, ha respinto le osservazioni. Gli atti saranno ora inviati alla Regione Veneto per avviare la verifica di merito.

Paola Dalli Cani

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