<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Nuova denuncia dei No Pfas
«Controlli in fabbrica a rilento»

La recente manifestazione di Lonigo contro l’inquinamento da Pfas
La recente manifestazione di Lonigo contro l’inquinamento da Pfas
La recente manifestazione di Lonigo contro l’inquinamento da Pfas
La recente manifestazione di Lonigo contro l’inquinamento da Pfas

Le operazioni volte a stabilire l’entità dell’inquinamento presente nel sito in cui è presente l’azienda chimica Miteni di Trissino stanno andando a rilento e si continua a non sapere nulla in merito alla bonifica. A lanciare questo nuovo sasso nel già agitato mare d’acqua inquinata da sostanze perfluoro-alchiliche che bagna l’area posta a cavallo fra le province di Verona, Vicenza e Padova è l’intero mondo dei no-Pfas. Ovvero, il Coordinamento acqua libera dai Pfas, che riunisce un’ampia area ambientalista, ed i genitori e le mamme che si battono conto la contaminazione.

Tutti questi gruppi hanno firmato un documento incentrato sulle iniziative in corso all’interno della fabbrica vicentina, la quale, secondo Arpav e Regione, è responsabile per oltre il 97 per cento dell’inquinamento.

«Da quattro anni si parla della caratterizzazione di quel sito ma, nei fatti, ad oggi se ne è esplorato forse il 10 per cento, ed intanto la contaminazione della falda continua, inesorabile ed inarrestabile», dicono i No Pfas. Affermando che «nulla deve ostacolare la massima rigorosità nell’eseguire le verifiche», gli attivisti parlano di un ipotizzato allargamento della maglia dei carotaggi, dovuto a difficoltà tecniche che a loro avviso sono «quanto mai pretestuose», e sottolineano che secondo gli esperti è necessario creare una rete con prelievi ogni 10 metri. «Solo in questa maniera è possibile ottenere una mappatura certa delle aree contaminate», dicono i no-Pfas. I quali chiedono che lo studio sia partecipato da uno staff del ministero dell’ambiente e sia compiuto nel più breve tempo possibile. «Anche le azioni di messa in sicurezza della falda devono essere veloci e vanno resi pubblici il cronoprogramma della bonifica, i verbali della conferenza dei servizi che si occupa di tali operazioni e le analisi dell’acqua che viene prelevata dalla barriera idraulica presente all’interno di Miteni».

Interpellato in merito a queste domande, Nicola Dell’Acqua, il direttore generale di Arpav e coordinatore della commissione regionale Ambiente e salute, afferma: «Arpav porterà all’attenzione del coordinamento e della conferenza dei servizi la necessità di diffondere i dati non sensibili per quanto riguarda le indagini che sta conducendo la magistratura, mettendoli sul sito www.analisipfas.it». Lo spazio web nel quale da questa settimana sono riportati quotidianamente i risultati delle analisi compiute negli acquedotti di tutti i Comuni della zona rossa. «Per quanto riguarda la presenza degli inquinanti», continua, «quello che posso dire è che nell’ultimo anno la situazione è migliorata, sia grazie al materiale asportato dal terreno che per ciò che concerne la qualità dell’acqua scaricata, anche se non c’è da cantar vittoria». Secondo Dell’Acqua, infatti, «i risultati ottenuti non sono comunque ancora soddisfacenti».

Intanto a tenere banco ieri è stato anche l’annuncio fatto giovedì sera a Telearena dal presidente della Regione Luca Zaia, secondo il quale, proprio a causa dell’insorgere dell’emergenza-Pfas, si sta studiando un piano volto a filtrare tutta l’acqua del Veneto. «L’idea è quella di creare delle infrastrutture in tutti gli acquedotti utilizzabili per installare filtri a carboni attivi, da usare in base alla qualità dell’acque», conferma Dell’Acqua. Secondo le ipotesi di spesa elaborate sinora, usare tali filtri si tradurrebbe in una spesa aggiuntiva in bolletta di circa 1 euro per ogni cittadino. «Tutto questo sarà comunque legato all’adozione di piani di sicurezza per gli acquedotti, la cui obbligatorietà sarà prevista in una proposta di legge volta a prevenire che si verifichino altre situazioni come quella attuale», precisa Dell’Acqua. Intanto da Venezia giunge notizia che l’esito del monitoraggio sulla presenza dei Pfas negli alimenti prodotti nella zona rossa sarà reso pubblico entro novembre.

Luca Fiorin

Suggerimenti