<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«No a un matrimonio senza fidanzamento e possibilità di divorzio»

Luciano Marcazzan all’incontro a Castello FOTO PECORA
Luciano Marcazzan all’incontro a Castello FOTO PECORA
Luciano Marcazzan all’incontro a Castello FOTO PECORA
Luciano Marcazzan all’incontro a Castello FOTO PECORA

«Il presupposto di una fusione è che le comunità siano storicamente, culturalmente e socialmente assimilabili: guardando a Roncà, siamo a zero. Io non cambio cognome per soldi: è una pazzia!». È questo il tema forte su cui poggia il no del sindaco di San Giovanni Ilarione Luciano Marcazzan alla fusione con Roncà. Lo ha ribadito più volte nella sala gremita del bar Da Claudio a Castello, dove era presente anche tutto il suo gruppo. Una pazzia «sposarsi senza fidanzamento e senza possibilità di divorzio», ha detto riassumendo la genesi della fusione e spiegando che non possono essere solo motivi economici, sebbene importanti, a giustificare un processo che secondo lui «causerà noie ai cittadini e costi per la riorganizzazione della macchina amministrativa. L’aspetto principale portato avanti è quello economico, ma se i contributi regionali per tre anni sono certi, non è così per quelli statali decennali e subordinati agli stanziamenti previsti annualmente. Se le risorse scarseggiano, privilegeranno le fusioni con maggiori anzianità. E quando i contributi non ci saranno più?». Secondo lui «alcuni vantaggi sono ottenibili anche senza andare a fusione, ma parlandosi tra sindaci e mettendo in campo sinergie. La convenzione di servizi e le 60 pagine di protocollo d’intesa sottoscritti alcuni anni fa tra San Giovanni, Roncà e Vestenanova sono rimasti però lettera morta». Una nuova comunità da 9 mila abitanti «avrebbe un solo sindaco più lontano dai cittadini ma anche un territorio che passa da 23 a 40 chilometri quadrati e da 90 a 180 chilometri di strade: se questo è risparmio e miglioramento dei servizi non sono d’accordo». POI C’È IL LATO politico secondo Marcazzan «le liste civiche sono le regine delle piccole comunità ma accrescendo le dimensioni comandano i partiti, e questo è un sistema per condizionare dall’alto». Se vincesse il sì le due amministrazioni decadrebbero e la gestione passerebbe in capo ad un commissario straordinario coadiuvato dai due sindaci: «Si va a elezioni alla prima scadenza utile ma non avendo date certe per me c’è il rischio di un commissariamento lungo e il voto l’anno prossimo. L’altro rischio è di liste di paese che creerebbero divisioni e queste non sono premesse positive». La fusione secondo Marcazzan porterebbe disagi concreti: «Per stato e regione siamo, rispettivamente, territorio parzialmente montano e montano. Per questo una parte del territorio non paga il tributo di bonifica e gode di agevolazioni: considerando il nuovo territorio nel suo insieme queste agevolazioni si perderebbero. Non so cosa accadrà coi registri immobiliari, a Vicenza per San Giovanni e a Roncà per Verona. Per le vie, in caso di omonimia, o si cambia il nome o si aggiunge al nome della frazione perché questo diventeranno i due paesi del Comune Valdalpone». Poi c’è l’onore: «Ho chiesto a Turri di rispettare il no di San Giovanni se a Roncà vincesse il sì. Non ho avuto risposta. La Regione dirà l’ultima parola e potrebbe decidere di fonderci anche davanti ad un no». P.D.C.

Suggerimenti