<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Nel parco pecore, capre ed erbe officinali

Don Maurizio Gobbo, don Paolo Pasetto e Mattia Cacciatori
Don Maurizio Gobbo, don Paolo Pasetto e Mattia Cacciatori
Don Maurizio Gobbo, don Paolo Pasetto e Mattia Cacciatori
Don Maurizio Gobbo, don Paolo Pasetto e Mattia Cacciatori

Nel parco della chiesa, quello in cui razzolavano i daini, stanno per arrivare gli animali da cortile ma anche gli orti delle erbe officinali: così Cascina Albaterra, l’ecovillaggio che sta nascendo a Castelcerino di Soave, allarga la sua rete anche alla Val d’Alpone. La cooperativa agricola sociale costituita tra la onlus Sulle Orme (che a Fittà di Soave da 14 anni accoglie persone finite ai margini e le accompagna verso il rientro nella società) e l’azienda agricola Coffele, ha infatti sottoscritto con l’Unità pastorale guidata dal parroco don Maurizio Gobbo un accordo per cui per i prossimi otto anni Cascina Albaterra «adotterà» il grande parco della chiesa di San Giovanni Battista e lo farà diventare una delle articolazioni dell’ecovillaggio. Sui quasi 7 mila metri quadrati del parco si sono dati appuntamento più volte i ragazzi del volontariato parrocchiale di Castello, operatori e persone dell’accoglienza della comunità per iniziare la pulizia del parco in vista dell’approntamento delle aree per gli animali: «Predisporremo aree per la coltivazione di erbe officinali, medicinali e aromatiche curate da Andrea Giorio, ed aree per la didattica», spiega Matteo Cacciatori, l’ideatore dell’ecovillaggio, «e tra un mesetto, non appena avremo concluso i lavori di riapertura delle vecchie stalle del parco (quelle che fino al 1994 facevano da “casa” ai daini, ndr) inseriremo capre e pecore. Gli animali animeranno l’area didattica del parco, provvederanno in maniera naturale alla sua ordinaria manutenzione e saranno inseriti nella filiera produttiva con la produzione alimentare». «PROPRIO QUI A CASTELLO svezzeremo gli animali», spiega Cacciatori riferendosi a quella sorta di asilo delle caprette e delle pecore che saranno accolte tra i 3 e i 18 mesi di vita. La produzione lattiero-casearia legata a questi animali consentirà di dar vita a prodotti a sostegno della cooperativa sociale Multiforme e della trattoria sociale Cinque pani e due pesci, due degli sviluppi della comunità Sulle Orme verso l’autosostentamento e il reinserimento lavorativo. Lo stesso dicasi per le erbe che saranno presto seminate anche sui 200 metri quadrati di un piccolo appezzamento confinante con le proprietà parrocchiali e che entreranno anche nella filiera di altre attività produttive veronesi. Un esempio su tutti è la fornitura di erba madre che Cascina Albaterra garantisce a una piccola azienda di Cazzano di Tramigna. «Un’idea simile, tra le mille anime di Castello, porta qualcosa di nuovo, di ampio respiro e dall’alto valore umano e può essere anche un’attrattiva coinvolgente per i bambini, anche quelli del catechismo», dice don Gobbo. Con la proposta di ore all’aria aperta, a contatto con gli animali e alla riscoperta del loro valore, il parco potrebbe diventare un attrattore anche dal punto di vista turistico per la zona anche grazie al ripristino dei percorsi interni e dell’antica strada del castello. Senza contare la possibilità di ospitare campi scout o iniziative di «Wwoofing», cioè il lavoro in agricoltura retribuito con vitto e alloggio che ogni anno muove per il mondo migliaia di giovani. L’aspetto sociale è quello che guida e sovrasta tutti gli altri: e proprio su questo don Maurizio e don Paolo Pasetto (l’ex ragazzo che fondò la comunità di ispirazione francescana Sulle Orme e che oggi, da sacerdote, guida la parrocchia di Marcellise) hanno trovato subito l’intesa. • P.D.C.

Suggerimenti