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Molinaroli e Cisamolo
«Nei rifugi i migliori
anni della nostra vita»

Adelino Molinaroli e Franco Cisamolo
Adelino Molinaroli e Franco Cisamolo
Adelino Molinaroli e Franco Cisamolo
Adelino Molinaroli e Franco Cisamolo

Non perdono un’apertura di stagione da sempre, Adelino Molinaroli e Franco Cisamolo, accomunati dalla passione per la montagna e per i rifugi: il primo è stato gestore del «Barana», a Cima Telegrafo, sul Baldo, con la famiglia, per tredici anni, dal 1984 al 1997. Uno in meno degli anni di gestione di Cisamolo che, con la moglie Rina e i figli Sofia e Claudio, ha guidato il Revolto dal 1987 al ‘99. Entrambi possono dire e lo ripetono: «Sono stati gli anni più belli della mia vita».

«SALIVO AL BARANA tutte le estati, appena finita la scuola dei quattro figli e, fino a settembre, era vita di alta montagna per tutti», ricorda Molinaroli. Il richiamo era forte anche nel resto dell’anno tant’è che non ha mai mancato di aprire il rifugio, con qualsiasi condizione di tempo, battendo il sentiero nella neve anche per il ponte dell’Immacolata e per quello dell’Epifania. «Salivo tre giorni prima a caricare l’impianto di acqua potabile e a riscaldare i muri. Sulla stufa c’era sempre la pentola del vin brulè in ebollizione: erano giorni eroici e chi veniva si adattava a lavorare in cucina, a pulire e riordinare, nel vero spirito di comunità».

Quando la scarsità di neve lo permetteva, anche Cisamolo apriva d’inverno, nei fine settimana, e ricorda «i minestroni fatti sulla stufa sciogliendo la neve, perché non avevamo acqua. Una viglia di Natale ricordo di aver sfamato un’ottantina di ospiti salendo a piedi con lo zaino pieno di pane». La scarsità d’acqua potabile è sempre stato un problema e Cisamolo faceva anche tre viaggi in un giorno con il trattore e la botte fino a Giazza, per rifornire la cisterna da 90 quintali, «che a volte si esauriva in una sola giornata». Il più bel ricordo l’escursionista l’ha avuto trovando, nell’inverno del 1990 una ragazza tedesca che si era riparata nel rifugio invernale: «Sono venuta a piedi da Berlino, perché sono finalmente libera», aveva raccontato a Muro appena caduto. Ammettono che i sogni notturni di entrambi sono ancora legati ai “loro” rifugi: «Sogniamo ancora di esser ai fornelli, di essere in ansia per qualche rottura, di aver tanti ospiti e poche scorte», incubi di una passione dura a morire. V.Z.

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