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«Mamma, ti preghiamo
Non andare a Bruxelles»

Bandiera a mezz’asta sul palazzo del Parlamento belga
Bandiera a mezz’asta sul palazzo del Parlamento belga
Bandiera a mezz’asta sul palazzo del Parlamento belga
Bandiera a mezz’asta sul palazzo del Parlamento belga

«Mamma ti prego non andare a Bruxelles!»: sono i figli di 8 e 12 anni della parlamentare belga Veronique Salvi, nipote di nonna Ottavia Zandonà di Vestenanova, residenti a Charleroi in Belgio, a chiedere alla mamma di non andare nella capitale, a una cinquantina di chilometri, dove il terrorismo ha colpito. «I bambini sono terrorizzati qui in Belgio, non riescono a capire cosa stia succedendo. Hanno paura, dobbiamo tutelarli. Dobbiamo cercare le parole adatte per spiegare questa barbarie».

L’onorevole Dominique Salvi, 42 anni, ha scelto di rimanere a casa e trascorrere in famiglia la prima sera dopo gli attacchi terroristici che ancora una volta hanno sconvolto l’Europa e la società civile. «Evitiamo di mostrare ai nostri figli tutto l’orrore che passa in tv. Siamo tutti molto provati, ma la vita continua e non ci lasceremo sopraffare».

C’è tanta tristezza, ma non rassegnazione, nella voce della parlamentare belga di origini veronesi che comunque è rimasta lontana dalla capitale meno di 24 ore. «Qui c’è una calma surreale», racconta al telefono, «per le strade non c’è quasi nessuno. La disperazione e lo choc di martedì hanno condotto la gente a riunirsi solo nelle grandi piazze, a stare insieme, a condividere la sofferenza ed esorcizzare la paura. C’è stato un vero e proprio massacro, nella metropolitana: l’esplosione è stata devastante. In questi momenti è un dovere morale per noi politici mantenere la calma e soprattutto non lanciare invettive generalizzate, specialmente di carattere religioso».

C’è una viva determinazione a non lasciarsi andare, nelle parole della giovane onorevole belga dalle radici vestenesi, orgoglio della provincia veronese per essere stata, nel 2007, il primo deputato di origine italiana a sedere nel parlamento del Belgio. Ce ne sono tante famiglie di oriundi veronesi e del sud d’Italia residenti nella città alle porte della capitale, dove si trova l’aeroporto di Charleroi-Bruxelles Sud, sul quale è stato deviato parte del traffico aereo dopo l’attentato all’aeroporto di Zaventem.

Giusto un mese fa, a Charleroi, gli italiani si erano ritrovati in centinaia per una rimpatriata indimenticabile alla quale aveva presenziato anche l’onorevole Veronique Salvi. Come lei, tanti connazionali, immigrati di terza generazione, a ricordare le tribolazioni dei nonni venuti in Belgio a lavorare nelle miniere di Marcinelle, tristemente note per il disastro che nel 1956 costò la vita a 260 minatori. Proprio in occasione del 60° anniversario dalla strage, una delegazione di San Giovanni Ilarione e Vestenanova sarà a Charleroi nella prossima estate con l’Associazione Veronesi nel mondo. Sarà un anniversario doloroso, segnato da lacrime e sangue ad opera «di immigrati criminali che di certo in Belgio non hanno cercato l’integrazione», conclude l’onorevole Salvi, in un italiano perfetto aggraziato dall’accento francese, «ma hanno causato la militarizzazione della nostra capitale».

Mariella Gugole

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