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«Mai più una morte come Ahmed»

L’esecuzione di Angelo Campedelli al pianoforte durante la serata in ricordo di Ahmed Ahmed FdilL’auto in cui Ahmed morì
L’esecuzione di Angelo Campedelli al pianoforte durante la serata in ricordo di Ahmed Ahmed FdilL’auto in cui Ahmed morì
L’esecuzione di Angelo Campedelli al pianoforte durante la serata in ricordo di Ahmed Ahmed FdilL’auto in cui Ahmed morì
L’esecuzione di Angelo Campedelli al pianoforte durante la serata in ricordo di Ahmed Ahmed FdilL’auto in cui Ahmed morì

«Non siamo qui per polemizzare né per accusare alcuno, ma per fare in modo che ciò che è capitato ad Ahmed non si verifichi mai più». L’altra sera Mohammed El Assri ha aperto all’insegna dell’integrazione tra le culture l’incontro organizzato dalla lista di minoranza Zevio bene comune e dall’associazione Cittadini del mondo alla sala conferenze dell’ex municipio. Obiettivo: ricordare la tragica fine di Ahmed Fdil, il senzatetto magrebino arso vivo tre mesi fa a Santa Maria, dentro l’auto che abitava da ormai due anni in centro paese. Secondo le indagini, l’incendio sarebbe stato appiccato «per gioco» da due minorenni che da tempo tormentavano l’immigrato. L’assurda vicenda sollevò grande scalpore sui media perché la vittima era un immigrato e perché sono ragazzini i presunti autori del rogo. Nella sala conferenze dell’ex municipio, stipata da magrebini e zeviani doc, gli interventi si sono alternati alla musica di Lionel Richie, Schumann e Beethoven, suonata al pianoforte da Angelo Campedelli, alle canzoni arabe cantate da connazionali di Fdil sul significato della vita e della morte, alle poesie recitate da Laura, Maddalena, Miriam e Shamir, tutti ragazzi di Santa Maria, al cortometraggio sul valore dell’integrazione girato da un gruppo di giovani, intitolato Outsider. A rappresentare l’amministrazione comunale c’era il vicesindaco Gabriele Bottacini. In sala anche i parroci di Zevio e Bosco, Gaetano Pozzato e Sergio Carrarini. Mediatore culturale e presidente dell’associazione Amicizia che organizza una scuola domenicale per insegnare l’arabo a figli di migranti, El Assri conosceva bene Fdil, soprannominato «il baffo» dagli amici per la folta peluria che portava sopra il labbro superiore. Il senzatetto viveva di carità e non aveva mai chiesto aiuto a servizi sociali o organizzazioni assistenziali. Una sorta di orgoglio il suo, a dispetto dei disagi del vivere in un’auto scassata, senza neppure i vetri ai finestrini. «AHMED era nato nel 1953 in un piccola città del Marocco ed era migrato in Italia trent’anni fa per lavorare a lungo come saldatore. Ma poi, a causa della crisi economica, aveva perso il posto», ha spiegato El Assri. Che poi ha aggiunto: «Lui era un esodato: stava aspettando la pensione dopo aver presentato domanda. Tutti gli volevano bene, perché era un uomo gentile ed educato. Dapprima Fdil aveva vissuto a Zevio, poi nella frazione di Santa Maria. Ma la sua attuale situazione economica non gli consentiva di avere una casa ed è per questo che si era ridotto a vivere in un’auto». Il rammarico di Assri è evidente: «Sono tanti gli uomini come Ahmed strappati dalla loro terra e dalla famiglia, cui è chiesto di essere soltanto forza lavoro». Il presidente della Ronda della carità Marco Tezza ha accostato la figura di Fdil a quella dei tanti clochard della città di Verona quotidianamente assistiti dalla sua associazione, operante da decenni. «I problemi che portano a eleggere la strada come casa sono tanti», ha detto. «Portando ai senzatetto un piatto di pasta cerchiamo di instaurare un dialogo che ci consenta di aiutarli, di cercare di risolvere i problemi di salute di queste persone sfortunate ma piene di dignità. Questo è quanto fanno ogni notte una quindicina di nostri volontari in favore di senzatetto che nel periodo estivo possono arrivare a circa 200, ma che in realtà sono molti di più». Amalia Giusti Vertuani ha chiuso la serata recitando una breve poesia dialettale della scomparsa Liliana Sonato Bazzoni sulla solidarietà. Parla della necessità di aiutarsi reciprocamente, di «porte sbatue in facia» e di persone che «aiutano a dar coraio a quei che patisse, senza far ciasso» (aiutano a dare coraggio a quelli che patiscono, senza fare chiasso). A inizio serata la presentatrice Giorgia Vesentini aveva motivato il perché dell’incontro: «È necessario che la politica si interessi anche di queste cose». •

Piero Taddei

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