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Lotta a contaminazione da Pfas
«Progetti per i tubi in ritardo»

«I progetti relativi alle condotte che dovrebbero portare acqua pulita nell’area contaminata dai Pfas sono stati inviati a Roma dalla Regione in ritardo e sono probabilmente incompleti». Manuel Brusco, il consigliere regionale Cinque Stelle che presiede la commissione d’inchiesta sulla contaminazione causata da sostanze perfluoro-alchiliche in atto in un’ampia area posta ai confini fra le province di Verona, Vicenza e Padova, offre un nuovo punto di vista sulla questione delle opere anti-Pfas. Un caso che da quasi un anno agita i rapporti fra Regione e Governo e che da altrettanto tempo rende giorno dopo giorno sempre più lontana la soluzione definitiva di quello che comunque è un problema che interessa centinaia di migliaia di cittadini.

«Dopo una lunga attesa ho finalmente avuto gli atti che in veste di consigliere avevo domandato, scoprendo che i documenti che erano stati chiesti dai ministeri della Sanità e dell’Ambiente sono stati inviati da Venezia l’11 settembre e non, come era stato dichiarato dalla Giunta regionale, ad agosto», afferma Brusco. Il quale, però, con questo spiega di non voler gettare la croce addosso a nessuno, bensì mettere in luce l’esistenza di una situazione di contrasto continuo fra istituzioni «che va a scapito dei cittadini». «È vero che la Regione ha tirato per le lunghe», dice il presidente della commissione Pfas, «ma d’altro canto non credo che se avesse inviato i progetti prima avremmo comunque visto arrivare in fretta da Roma i famosi 80 milioni stanziati per l’emergenza Pfas».

«Questi soldi sono stati annunciati ancora il 4 dicembre del 2016 e da allora non si sono mai visti», prosegue, «forse perché il Governo punta di più a far fare brutta figura alla Regione che non ad aiutarla per risolvere quella che continua ad essere un’emergenza».

D’altronde, lo stesso Brusco rivela che nell’ultima audizione della sua commissione, svoltasi la scorsa settimana, si è parlato di interventi per portare acqua pulita alternativi a quelli previsti dalla società regionale Veneto Acque, che fa da coordinatrice degli Ato provinciali nell’elaborazione dei progetti. Uno di questi, che sarà oggetto di uno studio di fattibilità da parte della vicentina Acque del Chiampo, prevede di collegare la centrale di Almisano alla condotta di Montecchio, ma c’è anche chi afferma che bisogna continuare a prelevare acqua dalla falda contaminata, e diffonderla filtrando, per evitare che l’inquinamento si estenda.

Luca Fiorin

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