<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Lo scrisse nel 1948: Non diventerò mai santo

«Temo che non diventerò mai santo»: così annotava Giovanni Battista Montini, esaminandosi severamente, in un appunto. Lo ha ricordato Avvenire con un articolo di Eliana Versace il 4 agosto scorso, in prossimità del 40° anniversario della morte del pontefice bresciano avvenuta il 6 agosto 1978 nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Quell’appunto era autografo e senza data, ma scritto probabilmente in occasione della solennità di tutti i Santi del 1948, quando il futuro Papa era impegnato nel servizio alla Santa Sede come sostituto della Segreteria di Stato. E invece, a quarant’anni dalla morte, il 14 ottobre Papa Francesco lo proclamerà santo. «Se con l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, l’attuale vescovo di Roma ha voluto ricordare la chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, solennemente proclamata con la Lumen Gentium dal Concilio Vaticano II, ben poco conosciute sono le intense riflessioni sulla vocazione alla santità e sulla necessità per tutti i cristiani di perseguirla, maturate da Giovanni Battista Montini durante tutto il corso della sua vita», ha scritto Avvenire. «Papa Montini nei quindici anni del suo pontificato aveva elevato all’onore degli altari un centinaio tra santi e beati, riformando inoltre i processi di canonizzazione con la Lettera apostolica Sanctitas clarior del 19 marzo 1969, ma sin da giovane si era interrogato sul significato della santità e sul necessario impegno di ogni cristiano per rispondere a questa universale vocazione». «MONTINI tuttavia riscontrava in se stesso, e si imputava, diverse carenze che lo scoraggiavano nel proposito della sua personale santificazione, in quanto “mi manca“, annotava nell’appunto citato e conservato presso l’Istituto Paolo VI di Concesio, “quella speciale grazia di Dio che fa prodigiose le vite dei santi. Mi manca quell’energia eroica che fa del santo un essere singolare, fortissimo, tenace e vincitore“. Ma soprattutto, concludeva, “mi manca anche la voglia di far uscire la mia vita dalla beata mediocrità, dal dilettantismo morale, dalla sufficienza minimizzata“».

Suggerimenti